Sempre e ancora barbarie!
28 Gennaio 2019 0 Di Felice PensabeneARPINO – Non si possono impiegare termini diversi di fronte a certi atti e imprese cui siamo obbligati ad assistere: l’altro giorno scendendo da Arpino giù a Carnello si è notato un vivace movimento di uomini e di macchinari e di veicoli davanti ad alcune…querce: le vorranno potare, ho pensato oppure perfino trapiantare, come avviene con quelle piante di olivo gigantesche che ammiriamo in certi giardini o nelle rotatorie. Quando mai: in provincia di FR le querce non si potano, figurarsi se si trapiantano: gente proterva e disturbata di mente semplicemente abbatte e distrugge, un patrimonio pubblico strappato alla comunità, ancora inconsapevole e inerte di fronte al danno irrecuperabile che le si arreca. Senza alcuno scrupolo: ma quanto è a dir poco sconfortante -e questa è anche la vera forza dei malati di mente e degli scellerati- è che la gente comune passa e non guarda, indifferente, non si arresta a impedire i misfatti, che poi ricadono solo su se stessa e sulla sua esistenza. E infatti stavano tagliando almeno tre querce, giorni prima ne avevano abbattute almeno altre cinque sempre sulla medesima strada. La ragione? Pericolose, possono cadere!! Querce secolari anche della circonferenza di tre-quattro metri, che si levano in quel posto da almeno cento-centocinquantanni, maestose, solenni, generose, uno spettacolo della natura, diventano improvvisamente assassini e omicidi perché una serie di disarticolati mentali, comodamente seduti alle loro scrivanie, hanno deciso e sancito che quelle piante possono ammazzare i bipedi e perciò vanno eliminate: colpisce la tempestività ed efficienza nell’assolvere tali infami decisioni: se solo una minima parte di tale efficienza e tempestività e solerzia fossero state impiegate per curare le piante come è costume e normalità nelle società civili. E la opposizione eletta ai vari consigli comunali, loquace e perfino strepitante nei confronti di tante amenità, in questo tristissimo e criminale frangente è completamente muta e cadavere.
E’ da ritenere che quanto si è verificato e ancora si sta verificando in provincia sia anche questa una peculiarità della provincia di FR, a conferma del suo ruolo di ultimo della classe: l’abbattimento sistematico di un patrimonio arboreo irrecuperabile, fonte di vita per la collettività, motivo di gratificazione e piacere per la vista, luogo di protezione di uccelli e di altre creature, luogo di ristoro e di riposo per la stessa comunità. La Via Casilina è diventato un cimitero di alberi, la maggior parte dei meravigliosi pini che ne marcavano, pur se a sbalzi, il percorso sono stati spianati, con sadismo e libidine: è stato coniato, da qualche pervertito di mente, perfino un neologisma, unico di questa trista provincia: pini killers! Il piacere del massacro, pari a vera e propria concupiscenza e lascivia, si è esteso a tutti i comuni che affacciano sulla Casilina che ne hanno quasi cancellato la presenza salvo alcune miracolate querce che anche esse prima o dopo andranno ad alimentare qualche forno per pizze; la libidine si è estesa anche nell’entroterra, a Pontecorvo, a Supino e chissà ancora dove. Non vogliamo ricordare l’eccidio dei tigli maestosi, dei veri patriarchi, realizzato dalle autorità comunali di Isola del Liri, dove per fortuna grazie a qualche difensore se ne è impedito il totale massacro.
Ma perché non abbattono col medesimo zelo ed unanimità non dico gli scheletri di cemento armato o le centinaia di abitazioni abusive presenti in quantità nei comuni ma i pali della illuminazione, soggetti a cadere mille volte più facilmente che non un pino o una quercia secolari? Perché non abbattono i pali della luce più facilmente schiantati da piogge e tramontane, perciò un pericolo mille volte più imminente che non un albero? Perché? Tutti possiamo dare la risposta: l’albero non vota, è solo, non ha protettori, è come l’acqua, come l’aria, come la luce, non se ne comprende appieno la funzione esistenziale e, maggiormente, non rappresentano soldi: sono addirittura gratuiti! L’afflato lirico, l’abnegazione, l’amore per il prossimo, la solidarietà, si sono concentrati, per tutti questi suffragetti e ipocriti, solo sugli alberi e non sui pali dei lampioni o su quelli dell’ENEL o su quelli del telefono: perché dunque? La risposta? Le piante non procurano mazzette e bustarelle e promesse elettorali, non hanno protettori: una volta abbattute è finita: hanno un altro inconveniente: hanno una lunga vita, perfino secoli, invece i lampioni della luce si cambiano ogni cinque anni, come i marciapiedi, le panchine e tutte le volte che cadono e ammazzano o fanno danni …li rimettiamo in piedi, con soddisfazione di tutti, e la moneta circola! E infatti si è mai sentito uno dei cosiddetti politici della zona parlare di alberi? Della cura e manutenzione degli alberi? Giammai. Quante volte invece promesse e assicurazioni di mettere nuovi pali della luce o portare la illuminazione o asfaltare o mettere panchine…? Sempre e solo per ragioni elettorali e/o per mazzette e bustarelle.
Quanto deve destare pensiero e civile preoccupazione è che il Prefetto, che rappresenta la solennità dello Stato in provincia, quindi anche il potere, sia rimasto al balcone, ad assistere allo spettacolo.
Michele Santulli