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A “Scrivo perché”, oggi alla Folcara di scena “Anime stanche” di Michele Clemente

CASSINO – Secondo appuntamento, dei quattro in programma, del convegno “Scrivo perché” organizzato dall’Associazione “Primavera Studentesca” all’Università di Cassino e del Lazio meridionale.

Un’iniziativa alla scoperta di giovani scrittori, di talenti e delle motivazioni che li portano verso l’arte di scrivere e raccontare. Dopo l’incontro, il 25 gennaio scorso, con Davide Urso e il suo lavoro “Un’odissea positiva” oggi è la volta del giovane e brillante scrittore cassinate Michele Clemente, fresco di laurea magistrale in Giurisprudenza, con il suo ultimo lavoro “Anime stanche”.

Il romanzo, ambientato in un futuro distopico, nell’anno 2020, quando al potere, in Italia, da cinque anni c’è lo Stato Maggiore Nazionalista Italiano, partito neofascista il cui leader è Rodolfo Bergamini, alias Carogna, uomo sanguinario e senza scrupoli che ha ridotto la nazione in ginocchio a forza di soprusi. Suo storico braccio destro è Maurizio Santini.

È durante la celebrazione del quinto anniversario del colpo di stato con il quale Bergamini si è preso l’Italia che accade qualcosa di imprevisto: dalle casse risuona la voce di un intruso, che si qualifica come leader del Movimento dei Bastardi, gruppo sovversivo che promette di assassinare il tiranno e liberare il Paese. Sull’intreccio della lotta dei Bastardi, per abbattere il Tiranno Bergamini e la feroce rappresaglia della Carogna, che si sviluppa la vicenda descritta e ricca di interrogativi affrontati dall’Autore. Una storia che traendo ispirazione dalle vicende dello scrittore, politico greco Alexandros Panagulis, alla sua lotta per la libertà, durante il regime dittatoriale di Georgios Papadopulos nel ‘68. Passando dall’arresto, alle vessazioni, al carcere, alle torture che Panagulis subì durante la dittatura di quegli anni, trascina Michele Clemente a sviluppare l’analisi della tirannia, del totalitarismo e il dispotismo del potere, cercando il significato di alcuni dubbi di fondo che animano il racconto. Il messaggio che ne viene fuori, dal lavoro di Michele Clemente, mette in evidenza un aspetto fondamentale del pensiero, non sempre è opportuno seguire le regole imposte, se ingiuste per il popolo. Un tema, quello affrontato nel volume, quanto mai attuale nella società moderna, dove la democrazia è messa in discussione e troppo spesso i diritti di libertà sono prevaricati dal potere. Michele Clemente, con “Anime stanche” è al suo secondo romanzo dopo “Horror vacui”, scritto da liceale a soli quindici anni, e ad una serie di altre produzioni di poesia e prosa. Restando al tema di fondo del convegno odierno, “Scrivo perché”, è lo stesso Autore a spiegarne le motivazioni che lo spingono a cimentarsi nell’arte di scrivere. “Scrivo perché scrivo, o, meglio, perché, se pure volessi, mi sarebbe impossibile evitare di farlo. Mettere insieme una serie di parole e, con esse, dar forma a una poesia, a un racconto o a un romanzo, non è altro che la trasposizione su carta del periodo storico in cui si vive rapportato al modo in cui questo viene percepito, metabolizzato. Per me, almeno, – prosegue Michele Clemente – è di questo che si tratta: pur partendo da un bisogno che è, naturalmente, intimo e privato, finisco sempre con il contaminarlo con ciò da cui esso stesso è, ancor più naturalmente, contaminato: il mondo che mi circonda e che mi entra dentro. È una valvola di sfogo? Certo, ma a tutto tondo. Scrivo perché è il modo che ho di capire ciò che ho attorno, che è anche ciò di cui scrivo: è un circolo vizioso da cui, in verità, mai si dovrebbe uscire”. Comprendere il mondo intorno a noi la principale motivazione dell’arte di scrivere.

Prossimi appuntamenti in programma, Anna Maria Scappaticcio ed il volume “I Cunti”, 8 febbraio, e Francesco Venditti con “Le ragioni di John e Franz”, il 15 febbraio.

F. Pensabene

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