DALL’ITALIA – La Lega vola al 34,3%, il Pd diventa il secondo partito con il 22,7 e il Movimento 5 Stelle crolla al 17,07%. Le elezioni Europee hanno confermato ciò che già si ipotizzava e cioè che la Lega di Matteo Salvini viaggia con il vento in poppa. Se dalle urne chiuse ieri sera alle 23 fosse uscito il risultato delle elezioni Politiche, ciò avrebbe significato un cambio di Governo nel Paese con Salvini Primo Ministro a cui sarebbe bastato l’appoggio di Forza Italia e Fratelli d’Italia per fare un Governo senza gli amici/nemici del M5S. Ma quelle di ieri sono consultazioni Europee e lo stravolgente risultato di Salvini può servirgli per “mostrare i muscoli”, ma che nella sostanza delle cose cambia poco o nulla.
In Europa le forze salviniane si collocano in uno schieramento che resta comunque all’opposizione, quindi impossibilitate a dare quella sterzata al più alto istituto del vecchio Continente.
In Italia Invece… la stessa cosa.
I numeri in Parlamento restano quelli sanciti dalle elezioni Politiche di Maggio, con i parlamentari della Lega insufficienti, come lo erano la scorsa primavera, per muoversi in autonomia senza i pentastellati che, invece, hanno una maggioranza, anche loro non sufficiente per governare da soli.
Anche se il segretario della lega ha confermato il rispetto del contratto di Governo con Di Maio senza voler chiedere rimpasti o riequilibri, è altrettanto vero che ha anche puntualizzato la necessità di rimuovere i “no” che bloccano alcuni suoi cavalli di battaglia, e ciò suona come un… “altrimenti” e quindi una minaccia.
Ma ai fini pratici, probabilmente, cambia che Salvini possa dire, rispolverando un vecchio detto Leghista, di “avercelo più duro” minacciando, con questo risultato ottenuto, un ritorno alle urne quando non trovano accordi con gli alleati di Governo. Sa anche, però, che i risultati delle elezioni Politiche non sarebbero necessariamente identici a quelli scaturiti dalle urne questa notte; sa anche che ipotetiche nuove elezioni si svolgerebbero tra mesi se non addirittura un anno e se questo periodo per la politica di un tempo era esiguo, all’epoca dei social non lo è più; sa anche che la sua politica aggressiva, sempre sul filo del rasoio, così come tanto gli ha dato in un anno, alla stessa maniera potrebbe strappargli nello stesso periodo. Inoltre, guardando i dati di questa mattina e immaginando la costituzione di un governo che si formasse con essi, sarebbe facile ipotizzare un ritorno in maggioranza, magari con un ministero, per Silvio Berlusconi; a quanti leghisti, ma soprattutto, a quanti di coloro che si sono astenuti al voto questa prospettiva piacerebbe?
Ermanno Amedei