Sesso in cambio di regali di una 34enne a minori ospiti di una struttura d’accoglienza a Sant’Ambrogio sul Garigliano
5 Maggio 2019SANT’AMBROGIO sul GARIGLIANO – Gli abusi su minori ormai sembrano essere all’ordine del giorno, qualunque sia la forma e luogo in cui vengono compiuti. Questa volta, però, la vicenda, riportata da Il Messaggero e finita in un’aula di Tribunale, ci riguarda da vicino. Sì, una vicenda di abusi sessuali su minori accolti in un centro di accoglienza di Sant’Ambrogio sul Garigliano. Questa volta l’orco è una donna, una trentaquattrenne ciociara dipendente del struttura di accoglienza per minori del paesino ciociaro che per mesi ha approfittato sessualmente di alcuni dei giovani ospiti, portandoli, se necessario, anche a letto in stanze a pagamento. Lei 34 anni, cuoca nella piccola struttura del frusinate per immigrati minorenni e non accompagnati; loro ragazzini tra i 14 e i 17 anni con un futuro incerto, sbarcati qualche tempo prima a Roma e trasferiti a Sant’Ambrogio sul Garigliano. Gli adolescenti coinvolti nella triste vicenda – tre quelli accertati – avevano accettato regali, per lo più paghette, vestiti e telefonini. I fatti risalirebbero all’estate del 2015. A far scoprire il caso, tenuto finora riservato, un collega dell’imputata alla “La Casa di Tom”, una struttura convenzionata con dieci ospiti fino a quel momento ritenuti accuditi e controllati a vista. È l’estate 2015. L’operatore rivela subito alla direzione le confidenze di un ospite. «Ho una storia con una operatrice. Se non ci credi guarda la foto», si era quasi vantato Mohamed G., 16 anni, egiziano. La cuoca viene subito convocata dalla direzione. Non nega, del resto le foto parlano da sole, in modo inequivocabile. Non le resta che confermare. Racconta che la storia col ragazzino è cominciata da un mese, che non lo paga, e i regali sono solo gentilezze. Carinerie che scatenano l’inferno dentro al centro di accoglienza. Anche gli altri giovani ospiti vorrebbero dei soldi in tasca, uno smartphone, e magari un paio di jeans di marca. Si litiga, scoppiano pure due risse, di cui si capirà solo dopo la ragione. La direttrice del centro sceglie subito la via della denuncia. La procura inquadra il “rapporto” come induzione alla prostituzione minorile. Dalle indagini emerge che la donna aveva avuto, anche in passato, rapporti con altri minori transitati nella struttura. Questa volta l’orco è una donna, che avrebbe dovuto avere cura di ragazzi fuggiti da Paesi in guerra, affrontando un viaggio sicuramente terribile, soli, lontano da genitori e dalla famiglia, alla ricerca di un mondo migliore, di serenità, lontano da guerra e miseria, che si sono, invece trovati a subire ulteriori violenze per sodddisfare gli ‘appetiti sessuali’ di ci ne avrebbe dovuto avere cura. Per la donna ora si profila un inevitabile processo per reati commessi, odiosi, verso chi cercava solo rifugio, amore e serenità.
F. Pensabene
foto di repertorio