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Tommaso Di Ruzza, aquinate, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria del Vaticano, tra i “sospesi dal servizio”

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CASSINO – Un vero e proprio terremoto quello che si è abbattuto questi giorni in Vaticano a seguito dei provvedimenti disposti da papa Francesco riguardanti “possibili, giganteschi crimini finanziari” – come riportano le pagine della cronaca romana de Il Corriere della Sera e partita da un’ inchiesta de L’ Espresso – avvenuti negli ultimi anni fra le mura Leonine. Papa Francesco è stato avvertito all’inizio dell’estate dai vertici dello Ior e dal Revisore generale, a tutti gli effetti una sorta di autorità anti-corruzione della città santa, su presunti illeciti finanziari. Bergoglio aveva così ordinato un’indagine puntuale e severissima, e che non facesse sconti a nessuno. i primi provvedimenti sono arrivati e sono stati pesanti: cinque dirigenti sospesi fra cui Tommaso Di Ruzza, aquinate doc, direttore dell’ Autorità di Informazione Finanziaria, che insieme al presidente dell’organismo, René Brülhart, nel rapporto annuale dell’Aif, l’organismo antiriciclaggio del Vaticano, con parole rassicuranti sosteneva: «I dati relativi alle segnalazioni di attività sospette confermano la tendenza di una diminuzione nel numero e un aumento nella qualità delle segnalazioni».
Evidentemente le “parole rassicuranti” del rapporto non lo erano affatto per far scattare le indagini, le perquisizioni di questi giorni e, soprattutto, i provvedimenti di sospensione dal servizio dei cinque funzionari, fra cui Tommaso Di Ruzza.
Ma chi è Tommaso Di Ruzza? Nato nel ‘75 ad Aquino, nonché presidente del circolo locale dedicato a San Tommaso, di Ruzza è genero dell’ex Governatore di Bankitalia Antonio Fazio, vanta un curriculum di studi giuridici tra Siena, Roma e Oxford e in Vaticano, dove entrò come semplice consulente e impiegato, si è fatto strada fin dal 2005. Ha lavorato per l’Aif fin dalla nascita, nel 2011. Papa Benedetto XVI, lo considerava come parte della cordata vicina al Segretario di Stato Tarcisio Bertone e avversa al cardinale Attilio Nicora, primo presidente dell’Aif che si dimise nel 2014 prima della nomina di René Brülhart, già direttore dal 2012. Ma il gruppo di comando non è cambiato nel passaggio da Ratzinger a Bergoglio. Di Ruzza ha lavorato per l’Aif fin dalla nascita dell’Autorità, nel 2011, ne è diventato vicedirettore nel 2014 e direttore l’anno seguente su proposta del presidente Brülhart.
Per i cinque funzionari è scattato il provvedimento di sospensione spedito al Corpo della Gendarmeria, guidato da Domenico Giani, a tutto il personale interno dello Stato leonino e alle Guardie Svizzere che controllano la sicurezza e gli accessi. Nella comunicazione si sottolinea che cinque persone sono state “sospese cautelativamente dal servizio”. «I suddetti – si legge nella nota diffusa online dal settimanale che ha pubblicato la notizia – potranno accedere nello Stato esclusivamente per recarsi presso la Direzione Sanità ed Igiene per i servizi connessi, ovvero se autorizzati dalla magistratura vaticana”.

Una tegola sul pontificato di papa Bergoglio, ma soprattutto un importante passo avanti verso la lotta sacrosanta del Pontefice contro gli intrallazzi, la corruzione e le operazioni finanziarie poco pulite e trasparenti avviata già da papa Francesco fin dall’inizio della sua ascesa al soglio di san Pietro.

FOTO DI REPERTORIO

 

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