Campagna elettorale con aiuto del clan Di Silvio, arrestata coordinatrice ‘Cambiamo’ Gina Cetrone
29 Gennaio 2020Latina – Questa mattina la Squadra mobile di Latina ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dell’ex consigliera della Regione Lazio Gina Cetrone, di suo marito Umberto Pagliaroli e di tre esponenti del clan Di Silvio: Armando, detto Lallà, Gianluca e Samuele.
I capi di imputazione vanno dall’estorsione, agli atti di illecita concorrenza e violenza privata, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Latina e coordinate dalla Dda di Roma, si sono servite anche delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo.
Gli investigatori hanno ricostruito come nell’Aprile del 2016 la Cetrone e il marito si rivolsero al boss Armando Di Silvio per per riscuotere un credito che la società Vetritalia Srl, a loro riconducibile, vantava nei confronti di un imprenditore abruzzese per una fornitura di vetro. In particolare Cetrone e Pagliaroli convocarono l’imprenditore presso la loro abitazione per chiedergli il pagamento immediato della somma dovuta e impedendogli di andare via a bordo della sua macchina. A quel punto nella casa dei due coniugi arrivarono anche Agostino Riccardo, Samuele e Gianluca Di Silvio, che subito cominciarono a minacciare l’imprenditore, prospettando conseguenze e ritorsioni violente nei suoi confronti. Il giorno successivo l’imprenditore fu costretto a recarsi in Banca, sotto la stretta sorveglianza dei Di Silvio e di Riccardo, e ad effettuare un bonifico di 15mila euro a favore della società Vetritalia Srl, nonché a consegnare a loro “per il disturbo” la somma di 600 euro. Stesso metodo sarebbe stati utilizzato dalla Cetrone anche durante la campagna elettorale del 2016 a Terracina quando, secondo gli investigatori strinse un “patto per la politica” con ill clan Di Silvio.
La ricostruzione dei fatti è stata possibile grazie alle dichiarazioni rese agli inquirenti da un collaboratore di giustizia secondo cui, gli emissari del clan comandato da Armando Di Silvio si incontrarono con la Cetrone per contrattare la spesa elettorale relativamente alla possibilità di rendere “visibili” i manifesti elettorali. “Questo servizio – dichiarò il collaboratore di giustizia agli inquirenti nel 2018 – consisteva nel fatto che nessuno, sapendo che noi siamo i Di Silvio, poteva attaccare i manifesti sul nostro candidato. L’accordo fu di 10 mila euro solo per l’affissione dei manifesti, altri 10 mila euro erano per pagare le auto dei ragazzi che lavoravano (40 ilo conducente e 20 di benzina al giorno), la colla per i manifesti (8 euro al pacco) e i soldi per mangiare giornalmente. Per la ‘visualizzazione’ andammo io e Armando Di Silvio di persona e la Cetrone come regalo ci diede 5 mila euro”. Lo stesso collaboratore di giustizia disse anche di aver “già avuto a che fare con Cetrone Gina, che sapeva chi eravamo anche in relazione alle precedenti campagne elettorali”.
Nel racconto fatti agli inquirenti riferì che “la Cetrone disse che nella campagna elettorale voleva essere vista solo lei, non le interessavano le sanzioni per eventuali affissioni relative ai ‘fuori bandoni’, ovvero i muri, i ponti o le saracinesche dei negozi abbandonati, anche perché se le fossero arrivate le avrebbe pagate meno della metà. L’intero pacchetto venne chiuso complessivamente a 25 mila euro”.