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Il procuratore capo Prete lascia Velletri e va a Brescia: rifiuti di Roma aspetto più critico per i Castelli

Il procuratore capo di Velletri Francesco Prete

Velletri – Da sei anni a capo della Procura della Repubblica di Velletri, Francesco Prete lascia i Castelli per andare a dirigere la procura di Brescia. Di lui, 61enne pugliese con un curriculum di tutto rispetto, si è parlato a lungo anche per ricoprire la carica di capo della procura di Roma che resta ancora sede vacante.

Sei anni di coordinamento di indagini in un vasto territorio a sud di Roma, quindi, ed è perido adesso di consuntivi. In un’intervista ad “Agenzia Nova”, il procuratore capo spiega che “quello di Velletri è un territorio vasto e complesso, con fenomeni socio-criminali piuttosto variegati”. Tuttavia Prete lamenta una carenza di organico che non permette un presidio ottimale, sopratutto considerando che nel territorio “operano propaggini di associazioni criminali che fanno riferimento alle tradizionali mafie italiane e a quelle straniere”. Infatti “la Procura di Velletri – sottolinea Prete – ha giurisdizione su buona parte della provincia di Roma, su un territorio in cui vivono 650 mila abitanti. Le forze a disposizione non sono sufficienti per un ufficio che presidia l’intera cintura a sud di Roma”.

Ambiente

Essere vicino a Roma ma non essere Roma, così come è il territorio esterno al Raccordo Anulare, ha pregi e difetti che creano aspetti giudiziari inaspettati.  “Uno degli aspetti più critici legati alla vicinanza alla Capitale – dichiara Prete – riguarda la tutela ambientale. Su questo territorio insiste uno dei pochissimi siti su cui l’amministrazione di Roma fa affidamento per lo smaltimento dei suoi rifiuti. Sto parlando dell’impianto di Collefferro che questa Procura il 27 dicembre scorso ha parzialmente sequestrato. Come cittadino ritengo che i termovalorizzatori siano un fatto di civiltà ed il sequestro è stato effettuato solo in quanto la gestione di quell’impianto ha – secondo l’accusa –  mostrato diversi profili di illegalità. Basti pensare che l’energia che il biogas avrebbe dovuto produrre veniva in realtà dispersa in atmosfera per la buona ragione che la centrale termica era guasta da oltre un anno. Poi non si fa raccolta differenziata e li finivano anche i rifiuti che non dovevano esserci. Questa è l’ipotesi accusatoria”.

Economia

Tra gli altri problemi del territorio “si sente il riflesso di una economia in affanno – prosegue Prete – che genera reati fallimentari e tributari. Poi registriamo il cronico problema della droga e il pernicioso fenomeno delle violenze di genere, oltre ai numerosi illeciti edilizi ed ambientali”. Prete parla da magistrato inquirente navigato per aver lavorato presso le Procure di Brindisi, Bergamo, Milano e come procuratore capo presso Vasto prima di Velletri. Nonostante la carenza di personale, però, il procuratore capo uscente constata “una accresciuta attenzione per questo ufficio giudiziario che oggi conta su tredici magistrati ma, a breve, potrebbe vedere aumentare la sua pianta organica. Siamo però in grave ritardo nella copertura dei ruoli del personale amministrativo e in questo mi unisco al coro di tutti i dirigenti d’Italia che chiedono l’intervento urgente del ministro”.

Criminalità organizzata

Ovviamente anche nel territorio dei Castelli ci sono poi le propaggini delle associazioni criminali. “Ricordo che il Tribunale di Velletri ha, con due sentenze negli ultimi anni, condannato esponenti locali legati alla ‘ndrangheta che si erano insediati nel territorio di Anzio. Credo che, nel distretto della Corte d’appello di Roma, siano state le uniche due sentenze di condanna per il 416 bis relative a gruppi facenti capo alla ‘ndrangheta. Ma il problema delle infiltrazioni resta e bisogna stare attenti ai tentativi di condizionamento che possono avere sulle pubbliche amministrazioni”. Anche il recupero di patrimoni illecitamente acquisiti, nel corso della gestione Prete, ha dato alla Procura di Velletri risultati soddisfacenti. “Grazie alle misure di prevenzione – precisa – chieste al Tribunale di Roma in ambito di criminalità organizzata, negli anni scorsi abbiamo ottenuto confische per svariati milioni di euro. In un solo caso ben 60 milioni”.

Droga

A Roma la droga sembra essersi confermata il motore di spinta per diverse attività criminali, come efferati omicidi e incendi di locali, tanto che sono state prese misure straordinarie. Anche a Velletri il problema è avvertito. “Il mercato della droga – sottolinea Prete – ha un reticolato diffuso su tutto il territorio. A Roma ha mostrato la sua pericolosità in occasione di fatti di sangue scaturiti nel mondo giovanile legato allo spaccio. Questo non vuol dire necessariamente che il traffico sia maggiore nella Capitale rispetto alla provincia. La nostra azione di contrasto è quotidiana, ma il quadro complessivo sul fenomeno lo ha per lo più la Direzione distrettuale antimafia che segue i fenomeni da un osservatorio più alto. Resta l’allarme per l’aumento del consumo degli stupefacenti, come indirettamente constatiamo anche dalle analisi del sangue fatte su soggetti coinvolti in incidenti stradali gravi o gravissimi”

Violenza di Genere
Per quanto riguarda, invece, la violenza di genere “abbiamo registrato 7 omicidi – spiega Prete – parte dei quali in ambito familiare. In questo contesto, abbiamo constatato la difficoltà di fare prevenzione perché in ambienti culturali diversi dal nostro, le persone esposte a rischio, quasi sempre le donne, non ritengono di dover chiedere tutela alle istituzioni, ma semmai cercano la composizione del contrasto in ambito familiare. Questo non facilita il compito dello Stato ma, al contrario, spesso acuisce i contrasti in famiglia”.

Abusivismo edilizio

L’abusivismo edilizio in alcuni comuni dei Castelli ha dato molto lavoro agli uffici diretti dal procuratore Prete. “L’abusivismo edilizio – chiarisce Prete – è un problema molto diffuso nel territorio di competenza di questa procura. Negli ultimi due anni siamo riusciti a far demolire 450 immobili, gran parte dei quali sono stati abbattuti dagli stessi responsabili degli abusi. In questo ho notato un risveglio timido, ma comunque apprezzabile, delle amministrazioni comunali”.

Procedimenti pendenti e semplificazione

Infine, sull’enorme quantità di pratiche in attesa di essere valutate dagli uffici di piazzale Giovanni Falcone, Prete fa un punto e spiega che in Procura in pochi anni “abbiamo dimezzato i procedimenti a carico di persone note che da 11mila pendenti nel 2013 sono scesi agli attuali 5.400. Risultato reso possibile anche grazie all’informatizzazione del nostro lavoro che ha ridotto l’utilizzo della carta, dematerializzando i fascicoli”. Ma lo snellimento del lavoro è stato possibile anche grazie all’intuizione dello stesso Prete di creare un pool di polizia giudiziaria per la trattazione degli affari semplici coordinato proprio dal procuratore capo: “Una sorta di filtro – dice Prete – realizzato nell’ottica di liberare i pubblici ministri dagli affari semplici, sgravare il Tribunale contribuendo ad abbattere le pendenze. Funziona da due mesi con risultati molto positivi”.

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