Roma – La ‘Ndrangheta e la Camorra facevano affari insieme nel quartiere San Basilio a Roma.
Lo dice l’ultima operazione antidroga messa a segno dal comando provinciale dei carabinieri di Roma denominata Okhua, coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Roma. Trentatre le persone indagate a vario titolo per associazione finalizzata al traffico dei stupefacenti, cessioni e detenzione ai fini dello spaccio aggravate dall’uso delle armi.
Due le consorterie disarticolate: quella riconducibile a Vincenzo Polito e Francesco Filippone vicini alla ‘ndrina Bellocco di Rosarno che trattava principalmente cocaina, e la seconda riconducibile ai fratelli Genny e Salvatore Esposito che, da verifiche investigative, erano propaggini del clan Licciardi di Secondigliano.
“A Roma c’è posto per tutti” ha detto alcuni giorni fa il procuratore capo dell’Antimafia Giuseppe Prestipino dinnanzi alla commissione parlamentare Antimafia riferendosi al fatto che le organizzazioni criminali non hanno bisogno di combattersi a Roma data la vastità del mercato. L’operazione di ieri gli da ancor più ragione dato che nel corso delle indagini effettuate tra gli anni 2016 e 2018, i due gruppi, napoletani e calabresi, si aiutavano e si sorreggevano vicendevolmente e facevano affari insieme. I napoletani vendevano hashish ai calabresi e i calabresi vendevano loro cocaina. Inoltre, mentre gli Esposito avevano influenza sulla piazza dello spaccio di Ponte Miglio gestita da un gruppo di albanesi, Polito aveva nei suoi interessi la Sardegna rifornendo di cocaina Luca Zedda, Il sardo comprava droga con cadenza mensile per grandi quantità. In una sola circostanza sarebbe stato accertato un “scarico” in terra sarda di 21 chili di cocaina. Proprio per eseguire la misura cautelare a Zedda, questa mattina in Sardegna, è stato necessario anche l’impiego di nove cacciatori di Sardegna per via della pericolosità dell’uomo e per il fatto che si nascondeva in una villa bunker.
Altissimo il tenore di vita di tutti i sodali delle due organizzazioni ma i fratelli Esposito non ne facevano mistero nonostante il padre Luigi invitasse i figli a mantenere un basso profilo. Frequenti vacanze in resort di lusso in Sardegna e macchine di grossa cilindrata erano per loro all’ordine del giorno. I carabinieri, questa mattina, hanno sequestrato loro un grosso gommone al porto di Nettuno, una Ferrari custodita in un garage a Roma e, sempre a Roma, la Revolution Car, una azienda a loro riconducibile che si occupava di commercializzare in Italia auto di grossa cilindrata comprare in nord Europa tra cui la stessa Ferrari sequestrata.
Una pax criminale, quindi durata, a detta degli investigatori, fino all’uccisione di Diabolik, poi, la geografia criminale romana sarebbe stata rimescolata.