Al tempo del coronavirus lo spazio urbano e le strade si ammutoliscono e cambia il rapporto tra uomo e città. Si cammina in punta di piedi, si tace in una apnea irreale, amorale e inumana. Per fermare questo tempo e trasformarlo in immagini, chi scrive ha caricato cavalletto e macchina fotografica e intrapreso un silenzioso percorso urbano a Lecce, città dove si riversa l’orgoglio e la forza di un intero territorio, il Salento, e che ha trasformato i propri spazi urbani, fatti di chiese, mura e senso dell’origine, in serena e orgogliosa ricchezza. Ora il cavalletto è fermo all’ingresso della città, sulla Porta Rudiae. In silenzio. In un attimo lo scenario cambia ed un venditore, forse, o un inconsapevole poeta, esce dal Mercato Coperto e poggia fasci di calle su dei carrellati della differenziata. Li stringe, li sistema e riparte. Un uomo, anziano, fiori bianchi e una giornata che assume un colore e profumo differente. La bellezza, si sa, è contagiosa. Come un virus. Per la bellezza non vi è cura. Per il virus cerchiamo la forza per combatterlo, mentre seguiamo le sole direttive che dobbiamo ascoltare, quelle degli scienziati. I soli che possono parlare e i soli che dobbiamo ringraziare. P.S. Chissà se il venditore di fiori sa che la calla simboleggia la bellezza e il nome calla deriva dal greco ‘καλός’, cioè bello.