Strasburgo. Il verdetto della Corte: «Negare l’Olocausto non è libertà di espressione».
18 Marzo 2020
Nessuna manipolazione della libertà di pensiero o altra espressione può giustificare la negazione dell’Olocausto. Questo il senso della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo nel respingere il ricorso di Udo Parstors, ex capo del Partito Nazional Democratico Tedesco, già condannato in Germania per il suo intervento negazionista un discorso fatto davanti al Parlamento del lander di Meclemburgo-Pomerania. Queste le sue parole: “il cosiddetto Olocausto è utilizzato per ragioni politiche e commerciali”, che “dalla Seconda Guerra Mondiale i tedeschi sono stati esposti a un’infinita raffica di critiche e bugie propagandistiche” e che gli momenti di incontro programmati per il giorno della memoria “non sono che una proiezione di Auschwitz imposte sui tedeschi”. Per i giudici della Corte di Strasburgo Udo Pastors ha intenzionalmente esposto il falso per screditare gli ebrei e l’atroce e premeditata persecuzione che subirono. Parti del suo discorso devono essere “definite come negazioniste perché mostrano disprezzo per le vittime e si contrappongono a fatti storici accertati”. La Corte ha determinato che Udo Pastors “ha cercato di usare il suo diritto alla libertà d’espressione per diffondere idee contrarie nel testo e lo spirito alla Convenzione dei Diritti Umani”.