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Con il coronavirus fuori dalla porta gli Italiani si ritrovano con le “mani in pasta”

Lazio – Con il coronavirus chiuso fuori dalla porta di casa i romani hanno messo le mani in pasta, letteralmente. Già dal giorno dopo le prime restrizioni scattate con il decreto del 10 marzo, gli scaffali della farina e dei lieviti dei supermercati sono stati presi d’assalto.

Paura di rimanere a digiuno o voglia di fare in casa pane, pizza, pasta o dolci? Forse l’uno e l’altro, ma questa tendenza ha messo in difficoltà la grande distribuzione. I trasporti ridotti al minimo, poi, ha fatto il resto rendendo complicato l’arrivo di grano o farine già pronte dall’estero.

Una situazione che ha portato alla riscoperta delle risorse locali inteso come grano e mulini, che fino “ai decreti” costituivano una nicchia del mercato e che subito dopo sono stati presi d’assalto. “E’ un ritorno alle origini e alla riscoperta delle farine di qualità”. Dichiara ad Agenzia Nova Andrea Proietti del Molino Conti di Castel Madama, una struttura che proprio quest’anno compie il suo primo secolo di attività e che mola ancora con le macine in pietra. “Il cambiamento c’è stato intorno al 10 marzo –dice Proietti- e da allora la vendita della nostra farina si è più che raddoppiato. Facciamo un prodotto biologico usando solamente grano del viterbese, del reatino o del vicino Abruzzo tutto prodotto da piccole aziende agricole”.

La più richiesta al momento sembra essere quella del tipo zero, “quella che serve per la lievitazione, per il pane, pizze o dolci. Noi non abbiamo problemi, -dichiara ancora Proietti- mentre cosa diversa è per la grande industria, quella che punta al risparmio grazie al grano straniero e che trova difficoltà a trovare grano a buon mercato in Italia. Non saprei esattamente di quanto è aumentata la nostra vendita dato che non riusciamo a fermarci per fare i conti. Siamo una piccola azienda, le macchine sono antiche e non permettono una produzione h24, quindi devono essere fermate, revisionate e poi tornare a lavorare”. Una produzione limitata, quindi ma di alta qualità e “abbiamo ricevuto offerte anche dalla grande distribuzione di Roma a cui abbiamo detto di no preferendo di mantenere il nostro circuito in provincia fatto di negozi ma soprattutto da gente che viene direttamente a comprarla qui al mulino, anche se in molti, da altri comuni, non possono più venire per via delle restrizioni”.

La possibilità di far aumentare il prezzo non è stata presa in considerazione. “E’ fermo al 2013 –dice Proietti- nonostante il grano sia aumentato lo manteniamo fermo a 1,30euro al chilo”. Quando tutto sarà passato “spero che alla gente resti questo senso di riscoperta della farina di qualità. Spero che tutti possano ricordare quello che hanno mangiato e la differenza nel digerirlo e capire che vale la pena spendere qualcosa di più per il prodotto italiano che ha qualità superiore a quello straniero”.

Se il molino Conti è una piccola realtà, il Molino Fratelli d’Emilia di Artena assume le dimensioni di una azienda più grande. “Si, alla gente piace impastare e di conseguenza è aumentata la produzione e la vendita della farina”. Dice Marco Consalvi responsabile dell’azienda. “E’ aumentato il lavoro on line perché la gente non può allontanarsi di molto dalla propria abitazione”.

Anche in questo caso è confermato che l’aumento della richiesta è salita vertiginosamente già dal 10 marzo. “Non so in che percentuale perché mi occupo della produzione e non dell’amministrazione, ma per certo è aumentata di molto. E’ cambiato principalmente il confezionamento. Sono aumentati le confezionamenti da uno e da 5 chili. Prima si lavorava per il 90 per cento con l’insacchettamento a 25 chili, adesso le proporzioni si sono invertite perché a comprare sono per lo più i singoli e non più ristoranti o pizzerie”. Consalvi afferma inoltre che è “venuta meno la richiesta di farine scure e si è tornati alle bianche”. In merito agli approvvigionamenti di grano il responsabile del molino di Artena dice che la sua azienda non ha problemi “anche perché –dice- noi lavoriamo solo produzioni nazionali, ma per quanto queste possano durare non lo so”.

Momenti d’oro anche per gli artigiani dell’agricoltura, così come si definisce Umberto Di Pietro dell’omonima azienda agricola di Capena alle porte di Roma. “La richiesta di farina è aumentata di almeno quattro volte -dichiara Di Pietro ad Agenzia Nova- La gente sta a casa e non sapendo cosa fare si diverte a fare pizze o ad impastare il pane; ciò che non ha il tempo di fare in condizioni di normalità. Non ho aumentato i prezzi, il grano che molino è quello che produciamo nei nostri campi e quando finisce, bisogna aspettare il grano nuovo. Di solito ne mantengo da parte una buona quantità che se non serve, come farina, uso per gli animali ma quest’anno non credo che loro ne mangeranno molto. Sono aumentate tantissimo gli acquisti di farina on line e ne ho messo da parte una buona quantità per quelle pizzerie, in larga parte di Roma, che sono miei clienti da sempre. Quando ricominceranno avranno bisogno di buona farina e da me la troveranno”.

Ma Di Pietro è anche agricoltore e in quanto tale è alle prese con la siccità. “Sono più preoccupato per la prossima mietitura che avviene di solito tra giugno e luglio. Quest’anno c’è siccità e potrebbe essere anticipata ma se ciò avviene, la qualità e la qualità ne risentirà molto”.

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