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Con il coronavirus e la mascherina in spiaggia, tutta l’incertezza di una estate anomala

Lazio – In spiaggia con le pinne e la mascherina, ovviamente sanitaria, per contrastare in contagio da coronavirus. Quella che sta per cominciare sarà un’estate anomala anche sotto gli ombrelloni in riva al mare.

Cosa accadrà realmente è presto per poterlo dire ma certamente le spiagge, quando si potranno vivere, non saranno così come sono state lasciate a settembre e come si è abituati a vederle nelle domeniche di luglio, quando il tappeto umano le riveste. Il distanziamento sociale, infatti, sarà d’obbligo, quasi certamente, anche in riva al mare.

Prospettive che inquietano e per le quali non vi sono ancora indicazioni. “Ad oggi non sappiamo se, quando e, soprattutto come, apriremo”. Lo dicono ad una voce i titolari degli stabilimenti balneari, le “aziende del turismo” per eccellenza. A un mese dall’inizio ufficiale della stagione che solitamente scatta nel Lazio il Primo maggio, ancora non sanno se e quando potranno riaprire.

“Le nostre aziende non sono come le altre a cui alzi la serranda, dai una pulita e accogli la clientela” dichiara ad “Agenzia Nova” Eliano Catanzano, rappresentante del Sindacato italiano balneari (Sib) e titolare dello stabilimento Lido del Pino a Minturno Scauri. “Per renderle fruibili hanno bisogno di mesi di lavoro che servono per spianare la spiaggia, sistemare gli ombrelloni, riassettare le staccionate, i camminamenti, le cabine e tanto altro lavoro che ad oggi, a causa del blocco non abbiamo potuto ancora svolgere. L’anno scorso, agli inizi di aprile era già tutto pronto; anche perché prima della balneazione, cominciavamo a far funzionare i bar e i ristoranti annessi”.

Catanzano sa perfettamente che quella che sta per cominciare è una stagione particolare. “Tutti i settori dovranno affrontare la crisi ed anche il nostro. Sicuramente non vorremmo che ci si occupasse dei nostri stabilimenti tralasciando gli altri settori, vorremmo, però, che non fossimo dimenticati. Ci basterebbe poter cominciare la manutenzione. Poi se si apre a maggio o a giugno, sicuramente fa la differenza, ma peggio sarebbe se l’apertura ritardata trovasse gli stabilimenti non pronti”.

Ma questo è un aspetto. L’altro aspetto, tutt’altro che secondario, è legato al come dovrà essere strutturato lo stabilimento balneare e a quali restrizioni dovrà adeguarsi per ridurre al minimo il rischio del contagio. “Al momento si parla di distanziamento sociale, ma cosa significherà sulla spiaggia? Lo scorso anno gli ombrelloni era distanziati tre metri l’uno dall’altro, disposti su file distanziate quattro metri. Probabilmente le misure dovranno essere aumentate e ciò vuol dire avere più spazio e meno ombrelloni nell’area gestita”. Quindi meno “posti al sole” o all’ombra che dir si voglia, facendo paventare ipotesi di turnazioni in spiaggia. “Non credo che sia possibile – sostiene il rappresentante del Sib – così come vorrei capire quali altri provvedimenti dovremmo adottare”. Del resto altre incognite sono legate alla spiagge libere.

Se negli stabilimenti i titolari saranno tenuti a far rispettare le regole, cosa accadrà dove la gente è libera di muoversi in autonomia? I comuni potrebbero chiedere l’intervento dei concessionari. “Sono tutti argomenti – dice Catanzano – su cui si dovrà discutere. La categoria è pronta ai sacrifici, sappiamo che quest’anno, come per tutti, anche per noi ci saranno grosse perdite, ma va ricordato che siamo anche il motore del turismo e per l’economia del paese siamo importanti. E’ necessario cominciare a confrontarci e a stabilire linee guida”. Sulla possibilità che possano aumentare i prezzi in spiaggia Catanzano dice: “Francamente con credo e voglio sperare di no. Un solo punto percentuale di aumento sarebbe letto come mancanza di rispetto al disastro che questa emergenza ha causato. Quest’anno deve essere vista da noi come una missione per tentare di ricucire quegli strappi negli animi delle persone che si sono creati a causa del coronavirus. Sappiamo che tanti italiani hanno perso il lavoro e molti, nei prossimi mesi, faticheranno a mettere il pranzo con la cena”.

Anche sul litorale romano si attendono direttive e c’è apprensione. “Da parte nostra c’è massima disponibilità ad adottare le regole che saranno stabilite” dichiara ad “Agenzia Nova” Andrea De Fonte, presidente del Comitato balneari Ostia (CbO), che riunisce la quasi totalità degli stabilimenti del litorale capitolino. “Stiamo aspettando l’autorizzazione per poter iniziare la manutenzione; quasi certamente l’avremo nei prossimi giorni. Per le regole anti contagio, prima queste saranno stabilite, prima potranno essere adottate. Possiamo dire al momento – continua il presidente del CbO -, che stando le attuali disposizioni saranno necessarie sulle spiagge mascherine e distanziamento sociale, e che spetterà ai concessionari balneari individuare il personale che possa monitorare e far rispettare le regole”. Che la stagione sia diversa dalle altre è certo anche perché tutto ormai è diverso dato che “abbiamo imparato a fare la spesa in modo diverso, non solo con la macherina, ma evitando di avvicinarci agli altri, aspettando che altri clienti si siano allontanati prima di avvicinarci alla merce che dobbiamo prendere e mettere nel carrello. Faremo lo stesso anche negli stabilimenti balneari i cui gestori, invece, dovranno sanificare ogni giorno i lettini e le cabine. Sappiamo che sono cose che dobbiamo fare per la salute di tutti”. Il problema delle spiagge libere resta e non potrà farsene carico il privato, dice De Fonte. “Il controllo del distanziamento spetterà al Comune e dovrà farlo con il proprio personale, siano essi vigili o altre forze dell’ordine”. Per il rischio aumento prezzi il discorso è più ampio: “Non credo che far lievitare i prezzi sia una strategia valida. Ci saranno dei servizi in più il cui costo ricadrà sicuramente sul cliente. Penso alla postazione sanitaria, se questa dovesse essere obbligatoria, o gli eventuali controllori del distanziamento sociale. È tutto personale in più il cui costo non potrà ricadere sui gestori”.
Le mascherine in spiaggia appaiono come un’idea bizzarra a Gianluca Dotti, titolare del lido “Le Sirene” di Nettuno, ma del resto, se dovessero decidere in tal senso “sarà inevitabile indossarle – dice Dotti -. Mi chiedo però come faremo a far rispettare il concetto di distanziamento sociale in un luogo che è comunque un ambiente di aggregazione. Non avrebbe senso ‘militarizzare’ le spiagge per mantenere distanti le persone”. Difficile dargli torto; e sul rischio di aumento dei costi, Dotti dice: “aumentarli sarebbe ancor più dannoso”.
Se le spiagge in riva al mare sono in balia delle maree e delle mareggiate che nel corso dell’inverno le stravolgono, quelle lacustri sono devastate, invece, dai cinghiali. I titolari degli stabilimenti in riva al lago Albano di Castel Gandolfo, vivono gli stessi momenti di incertezza di quelli vissuti dagli stabilimenti “marini” con la necessità di fronteggiare un nemico in più: i cinghiali. Con il lungo lago completamente solitario, senza nessuno a scampagnare, a passeggio, a correre o a pedalare come accadeva nello stesso periodo dell’anno scorso, i padroni sono diventati i cinghiali che sui prati, utilizzati dai bagnanti come spiagge, si dilettano a scavare per cercare tuberi o vermi. “Anche noi attendiamo di sapere quali siano le direttive per poter accogliere turisti e bagnati – dichiara Daniele Carducci titolare di ‘I Quadri’, uno stabilimento lacustre con annesso ristorante -. Noi non abbiamo ombrelloni da distanziare perché l’ombra è dovuta agli alberi; dovremo farlo con i lettini. Siamo in attesa di sapere cosa fare, se dovremo dotarci di teli monouso e come dovremo strutturare le cabine. Ad oggi pensiamo ai cinghiali che hanno completamente devastato i prati, e anche su questo dovremo intervenire”.

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