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Frosinone, approvato il consuntivo

Il consiglio comunale, nell’ultima seduta, ha approvato alla unanimità dei presenti il consuntivo 2019, propedeutico all’approvazione del bilancio di previsione, e i restanti punti all’ordine del giorno, tutti inerenti al settore bilancio e finanze.

Nella relazione al conto consuntivo, oltre a giustificare in modo puntuale le varie poste contabili, è stata stigmatizzata la mancata leale collaborazione da parte dello Stato che, nelle varie leggi finanziarie, ha colpito gli enti in riequilibrio finanziario con ulteriori riduzioni di spesa e mancati trasferimenti, i cui importi per il Comune di Frosinone superano i 7 milioni di euro nel periodo compreso dalla data di approvazione del piano fino ad oggi, al netto dei quali la situazione sarebbe stata completamente diversa. “Il carico del disavanzo pregresso, unitamente ai debiti fuori bilancio riscontrati in questi anni, riferiti a situazioni debitorie ereditate prima dell’approvazione del piano di riequilibrio – ha dichiarato l’assessore al bilancio e alle finanze, Riccardo Mastrangeli – hanno penalizzato il Comune che è stato costretto a ridurre la spesa corrente, pur razionalizzando al massimo, al tempo stesso, le uscite e continuando a portare avanti investimenti a beneficio della città, con particolare attenzione al settore sociale, purtroppo particolarmente toccato dalla scure dei mancati trasferimenti regionali e statali. Nonostante i tagli di risorse operati da enti sovraordinati, l’amministrazione non ha mai smesso di investire sullo sviluppo della città, dei servizi, delle infrastrutture”.

Come noto, infatti, il Comune di Frosinone ha adottato, dal 2013, un oneroso piano di rientro dal debito allo scopo di recuperare ingenti risorse ereditate dal disequilibrio dei conti dell’anno 2012 (circa 5,5 Milioni di Euro di disavanzo e 7 Milioni di euro di debiti fuori bilancio ripartiti nell’arco temporale di 10 anni). A ciò deve aggiungersi il valore del mancato gettito del passaggio dall’IMU abitazione principale alla TASI, che è stata eliminata dallo Stato nel 2014 (quando già il piano di riequilibrio del Comune era stato approvato con quelle entrate), comportando una compensazione esatta solo nel primo anno di circa 2,1 Milione di euro, mentre, a partire dall’anno 2015, si è ridotta progressivamente. I governi in carica dal 2014 in poi, ossia dopo l’approvazione del piano di rientro del debito, hanno ridotto la mole dei trasferimenti e tagliato drasticamente anche le capacità di generare introiti da parte degli enti locali. D’altro canto, il piano di risanamento ha imposto una forte contrazione della spesa corrente (-10% sulle prestazioni di beni e servizi e -25% sulla parte di trasferimenti a carico dell’ente).

L’amministrazione comunale ha fatto un legittimo affidamento nei confronti dello Stato, mediante un accordo bilaterale stipulato con il piano di rientro, che poi lo Stato stesso ha disatteso, venendo meno in via unilaterale alle proprie obbligazioni, con una possibile proiezione fino al 2022 (data di chiusura prevista del piano di riequilibrio) di complessivi 11,3 Milioni di euro di minori risorse del Comune, che stanno comportando una riduzione delle spese correnti di gran lunga superiori a quelle concordate con il piano di riequilibrio finanziario.

“L’amministrazione, dal 2013, con l’approvazione del piano di risanamento, ha fatto tutto quello che era legittimamente possibile per evitare il dissesto, mettendo in sicurezza i conti, continuando, al tempo stesso, in una politica oculata degli investimenti, senza generare alcun debito ‘gratuito’ e senza elementi di criticità a carico delle casse comunali – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – Oggi appare ancora più evidente come il piano di risanamento varato sette anni fa abbia salvato i conti del comune di Frosinone, tutelando i servizi a beneficio dei cittadini di Frosinone e i bilanci di imprese e fornitori. Quante amministrazioni in Italia, pur trovandosi a fronteggiare un piano di risanamento del debito, hanno avuto il coraggio di portare avanti un progetto come Solidiamo, con il taglio dei costi della politica attraverso il dimezzamento delle indennità di sindaco, assessori e consiglieri? Se poi volessimo parlare di abbassamento delle spese ritenute non essenziali, possiamo verificare che, mentre in passato per iniziative di carattere ricreativo, si spendevano cifre vicine a 6/700 mila euro l’anno, oggi stanziamo sugli stessi settori e sulla cultura, che non può certo essere portata a zero, una cifra pari ad appena un quarto. Per quanto riguarda i servizi sociali, siamo riusciti a mantenere l’altissimo livello degli standard del settore, con l’unica differenza che in passato era la Regione Lazio a staccare l’assegno per sostenere i servizi alla cittadinanza, mentre oggi tutto ricade prevalentemente sulle casse dei contribuenti comunali”.

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