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Cassino – “Esco a lavorare”, prende il via il progetto per i detenuti della casa circondariale

Dopo la firma del protocollo tra l’Amministrazione comunale, la società Autostrade e la casa circondariale di Cassino, è arrivato il momento di entrare in aula e formare i ragazzi che prenderanno parte al progetto “Esco a lavorare”. Il 9 dicembre, infatti, parte il corso di formazione organizzato dalla società Autostrade che formerà sui temi della sicurezza, segnaletica stradale, manutenzione e decoro urbano. A valle del corso, partirà la fase operativa, che vedrà impegnate sul territorio gli allievi che dall’aula “usciranno a lavorare”, tutti a titolo volontario e sempre coordinati da un referente del Comune per la manutenzione; sarà sempre la società Autostrade a fornire tutti i DPI necessari, così come mezzi e materiali utili alle attività che andranno a svolgere.

Non nasconde l’entusiasmo l’assessore Barbara Alifuoco: “Siamo orgogliosi, come amministrazione, di replicare per la città di Cassino quanto svolto a Roma nel 2018, dapprima con un progetto sperimentale di manutenzione del verde, “Mi riscatto per Roma”, e poi aprendo anche ad altre attività più complesse, sempre svolte dai detenuti, come il ripristino delle buche e il tracciamento della segnaletica orizzontale. Ma a Cassino abbiamo voluto fare di più. Abbiamo esteso il progetto anche all’associazione “Ethica” coinvolgendo una squadra di ragazzi che, ospiti dell’associazione, metteranno a disposizione della nostra comunità il loro tempo e le loro capacità. Anche per loro è previsto il passaggio formativo in aula e, poi, l’operatività sul campo”.

Le finalità della presente iniziativa sono tante: affiancare l’enorme lavoro dell’Amministrazione Comunale di manutenere la città, cercando di migliorare il decoro urbano, coinvolgere  i detenuti del carcere di Cassino,  selezionati dall’Amministrazione Penitenziaria, portandoli a  rendersi utili  e avviare un percorso di reinserimento nella società, nel pieno rispetto dell’art. 27 della Costituzione, che vede nella pena il fine altissimo della rieducazione, e da ultimo, ma non ultimo, dare concretezza al concetto di integrazione, la via maestra da praticare per una società meno brutale, con meno conflitti e con più dialogo.

“Sull’integrazione ritengo si giochi una parte del presente e del futuro delle vite di tutti noi; il tema delle conflittualità presenti all’interno delle dinamiche sociali riguarda tutti, nessuno escluso. La violenza che nasce dal degrado, dalla mancanza di possibilità per chi si trova ai margini, la rabbia che viene coltivata, anziché risolta, non può portare positività e crescita all’interno delle nostre comunità; ecco perché, riteniamo che, tutte le volte che si può, vada sostenuta un’idea di integrazione che non si deve limitare a fornire sussistenza, ma deve essere costruita ed attuata attraverso percorsi di informazione e formazione, attraverso iniziative che portino ad un inserimento sociale vero, fatto di lavoro, e di contribuzione, come è per tutti i cittadini, al benessere della collettività, ed il lavoro è, da sempre, lo strumento principe perché questo accada”.

 

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