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Arte rubata. L’Ercole di Orodè Deoro scompare nella notte

LECCE. Che l’arte susciti nell’uomo sentimenti e pulsioni primordiali è cosa nota e l’intera critica artistica è concorde nel definire l’arte come un momento di dialogo tra l’opera dell’artista ed il fruitore. Ma non va giustificato e generalizzato l’imbranato tentativo di far propria un’opera d’arte che per funzione  meramente contemporanea fungeva da insegna su strada. Era un segno viario, una “Straßenkunst”, che indicava la dimora e il laboratorio dell’artista Orodè Deoro, mosaicista contemporaneo, qui dedito alla fuga spaziale ed alla narrazione popolare del suo bestiario emotivo. Il tratto di strada in questione, tra Monteroni di Lecce e Lecce, al margine della città di Rudiae, era interrotto dal volto dell’Eracle conservato al MarTa di Taranto. Inconsapevolmente e con il solo linguaggio dell’arte qui si affermavamo la narrativa mitologica della Chora Tarantina, il grande territorio magno greco che aveva in Taras il proprio punto di riferimento politico, economico e culturale. Ed al margine della città antica, nella notte semplice, un cialtrone delle emozioni, un inesperto della fruizione dell’arte, in sostanza un pasticcione che mai ha perso il tempo  all’interno di musei o mostre che, in preda ad ingorda volontà e pervaso da un io esacerbato, ha violato l’arte e interrotto la narrazione magnogreca.  Questa sola potrebbe essere la descrizione della persona che nottetempo ha staccato da una parete di blocchi e cemento il mosaico stradale riportando la materia di cui era fatto il mosaico, piastrelle e ceramiche di riutilizzo rigenerate dall’arte, alla sua primaria essenza, al suo stato iniziale preorodeiano. La domanda giunge ora necessaria: cosa è diventata l’insegna “Straßenkunst” col volto di Eracle? Nella matrice stanca di colla epossidica ancora e tenacemente attaccata al muro, è diventata un elogio dell’assenza di un opera di Orodè Deoro. Inconsapevolmente il ratto notturno di opere d’arte ha stabilito una linea nuova tra le fughe dell’opera orodeiana. Ora abbiamo una presenza-assenza, un nuovo tempo. Una unità stratigrafica che si appropria del tempo. Orodè Deoro  ha suscitato emozioni enormi, a tal punto ingestibili da generare un’azione umana che giammai andrebbe ripetuta ma, come in tal caso,  in  modo disonesto raccontata. Con la pietà verso l’arte e l’umana complicità con l’artista. (Riferimenti: https://www.facebook.com/orode.deoro/)

Il mosaico prima e dopo il furto.

 

Foto tratte dalla pagina Facebook di Orodè Deoro.

 

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