Lazio – Dall’ordinanza di arresto della dirigete della Regione Flaminia Tosini e dell’imprenditore Valter Lozza emergono dettagli che meglio descrivono il loro rapporto. “I soldi ti sono arrivati? I soldi miei” Lo diceva il 25 giugno 2020 in una telefonata intercettata Tosini, direttore regionale del dipartimento politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, a Lozza, titolare della Mad, delle discariche di Roccasecca e Civitavecchia, e fortemente interessato a realizzare la discarica di Roma a Monte Carnevale.
I soldi a cui si riferiva la dirigente erano i 665mila euro che la Regione Lazio aveva commissionato per lavori di spostamento terra.
Nella stessa conversazione Lozza informava la donna di una altro pagamento ricevuto per quasi tre milioni di euro e aggiungeva: “e amore con tutti sti soldi dove scappamo, dove scappamo con tutti sti soldi”. Al consiglio di lei di investirli per un futuro più tranquillo, Lozza rispondeva: “qualcosa ci faremo”.
Nell’ordinanza con cui Entrambi sono stati arrestati questa mattina si legge che i dialoghi hanno svelato “che l’interesse della Tosini non era circoscritto alle sole regalie” borse costose e viaggi “ma era decisamente orientato ad incrementare le ‘tasche’ del Lozza con il quale ne condivideva i profitti”. Una vicenda, quella dell’arresto odierno della dirigente della regione e dell’imprenditore in pole position per la realizzazione della discarica di Roma a Monte Carnevale che lascia sconcertati per come si sia evoluta quella che sembrava essere la soluzione principale per risolvere i problemi dei rifiuti nella Capitale e viene da chiedersi se, tutto quanto sia riconducibile agli unici due indagati citati, o se ve ne siano altri.
Dalla procura di Roma fanno sapere che “non è questa informazione di cui si può discutere”, quindi senza confermare ma neanche smentire. Restano quindi le responsabilità gravi dei due che il Gip nell’ordinanza di arresto ha ravvisato “il totale asservimento della Tosini e delle sue funzioni pubbliche agli interessi privati del Lozza. Si ritiene, infatti che i regali di ingente valore (borse di Prada e bracciali di Cartier, viaggi di piacere) descritti nella imputazione, corrispondano alle utilità immediate e dirette percepite dall’indagata a fronte delle illecite azioni amministrative, ma che rappresentano la manifestazione esterna e palpabile dell’indebito arricchimento del Lozza, con il quale la Tosini condivideva gli interessi delle società coinvolte dalle determinazioni regionali”. Il magistrato dice questo riferendosi a diverse azioni compiute dalla donna per agevolare l’imprenditore, finanche la messa a punto di una vera e propria trappola per costringere l’imprenditore Daniele Piacentini, titolare della società Ngr, proprietario di un terreno nelle mire dell’imprenditore Valter Lozza, a cedere a quest’ultimo il 70 per cento delle quote azionarie.
“L’indagata – si legge nell’ordinanza – aveva astutamente messo in atto un piano volto a indirizzare forzosamente la determina del Piacentini (Daniele) nel concedere al Lozza la quota maggioritaria del capitale sociale della Ngr srl, rappresentandogli la concreta ed imminente possibilità di esproprio del terreno situato in località Malmone”. La Tosini aveva convocato in Regione l’imprenditore tendendo la trappola della possibile espropriazione e “il Piacentini si vedeva costretto a cedere la maggioranza qualificata delle quote della società della Ngr a Lozza Valter il quale ne diveniva anche amministratore”. Secondo la procura e il Gip del tribunale di Roma, l’indagata manipolava le procedure per indirizzare l’individuazione della futura discarica di Roma e favorire l’imprenditore Valter Lozza. “Pur ricoprendo un incarico piuttosto delicato – si legge nell’ordinanza -, con una straordinaria astuzia e una inconsueta disinvoltura” l’indagata “ha manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo ad indebite scorciatoie. In perfetta sintonia operativa con il Lozza” riusciva “ad accelerare la procedura di destinazione del terreno di località Malmone a discarica di inerti che, concordemente, avrebbero gradualmente convertito sa discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo alla procedura di integrazione e non già dell’avvio ex novo del Via (Valutazione di impatto ambientale)”.
Poi c’erano le discariche di Civitavecchia e quella di Roccasecca di proprietà di Lozza che, inspiegabilmente, invece della chiusura perché sature, continuavano a crescere. L’indagata “orientava le determinazioni regionali in tema di rifiuti -dice il Gip- , agli interessi dell’amico imprenditore” a Civitavecchia “assicurando al Lozza l’ampliamento della discarica per rifiuti non pericolosi” e a Roccasecca “riuscendo a manipolare le determinazioni di altri organi dello Stato (la Presidenza del Consiglio dei Ministri) assicurando al Lozza la conferma dell’innalzamento della quota della discarica (a 17,70 metri come stabiliti originariamente dalla Regione Lazio)”. Le misure cautelari degli arresti domiciliari, quindi, sono state necessarie perché, secondo il gip che le ha richieste, “Gli innumerevoli servigi resi al Lozza in dispregio di ogni minima regola di trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione hanno descritto una donna totalmente indifferente ai risvolti pericolosi delle sue illecite determinazioni ma hanno anche delineato lo spregevole tratto affaristico che ha governato e orientato gli indebiti comportamenti del funzionario pubblico”. Inoltre il gip sostiene anche che “I contatti e le aderenze che Flaminia Tosini e Valter Lozza possiedono, ciascuno nel settore di competenza, connotano di concretezza e attualità il pericolo che il protrarsi di tali illecite condotte possa sfociare in determinazioni amministrative ancor più pericolose per la collettività (ad esempio destinando il sito di Monte Carnevale a discarica di Rsu della Capitale)”.