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Individuati due degli autori dei post di odio razziale nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre

SENATRICE LILIANA SEGRE (00032435) (© 2018 Carmine Flamminio / Senato della Repubblica)

Si erano scatenati nel commentare la foto rimbalzata sul web della senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Aushwiz, ritratta nell’atto di sottoporsi a vaccinazione anti Covid, con sentimenti antisemiti e di profondo odio razziale, come emerso dalla costante attività di monitoraggio della rete svolta dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Come noto, la senatrice a vita è stata vaccinata al Fatebenefratelli di Milano il 18 febbraio e subito dopo era partita via social una valanga di minacce e insulti, tanto violenti da indurre la Procura della Repubblica di Milano ad aprire un fascicolo per minacce aggravate dalla discriminazione e dall’odio razziale.

Tra i messaggi d’odio più raccapriccianti sicuramente quello in cui testualmente si afferma “Aveva paura di morire la stronza? Non sono riusciti neanche i tedeschi ad ammazzarla.. e ora ha paura di morire??”, oppure, ancora, quello di un altro utente che scrive “Ma se tirasse le cianche… quanto di risparmierebbe”.

All’esito delle indagini, gli investigatori del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano e della D.I.G.O.S dello stesso capoluogo, hanno individuato due soggetti, ritenute essere gli autori dei commenti antisemiti più aggressivi, il primo G.G.T di 75 anni residente nel cagliaritano ed il secondo G.T. di 40 anni residente nel viterbese.

Nel dettaglio, le attività di OSINT hanno consentito l’emissione da parte del Coordinatore della Sezione Distrettuale Antiterrorismo di Milano, Dott. Alberto NOBILI, dei decreti di perquisizione locale e personale, e contestuali decreti di ispezione sui sistemi informatici e/o di telecomunicazione a carico degli indagati, cui è stata data esecuzione, nella mattinata odierna, con l’ausilio del personale degli Uffici della Polizia Postale di Roma e Cagliari e delle D.I.G.O.S. di Viterbo e Cagliari.

Le perquisizioni hanno permesso di riscontrare le ipotesi investigative, acquisiti ulteriori elementi probatori sui dispositivi informatici adesso al vaglio degli specialisti della Postale.

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