La spada di San Vittore in mostra alle scuderie del Quirinale
23 Aprile 2021San Vittore del Lazio – È l’oggetto più antico su cui è incisa la parola Roma e a Maggio verrà esposta alle scuderie del Quirinale, nell’ambito della mostra temporanea «Tota Italia» dedicata alla nascita dell’Italia Augustea. La Spada di San Vittore, o per meglio dire di Trebio Pomponio, per due millenni è rimasta conservata nelle viscere della terra a San Vittore del Lazio, fino a quando il ricercatore Dante Sacco non la riportò alla luce durante i lavori di studio territoriale realizzati nell’ambito del Progetto di ricerca Summa Ocre, nato sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica per il Lazio. La Spada di San Vittore, riportata allo splendore dal restauratore Enrico Montanelli, è un’arma in ferro di tipo Lateniano datata alla fine del quarto secolo a. C. secolo a.C. lasciata probabilmente da un soldato, dopo averla piegata, nel santuario di pendio del Fondo Decina in segno di devozione alle divinità tutelari del luogo.
L’eccezionalità del reperto è data dalla firma dell’artigiano che la forgiò. Si tratta di un armaiolo campano che aveva l’officina a Roma. Infatti sulla lama si legge l’iscrizione in agemina di rame “Trebios Oomponios me fecet Romai” (Trebio Pomponio mi fece a Roma). La lettura del reperto ci permette non solo di stabilire l’origine e la data, ma addirittura il nome del fabbro armaiolo che quattro secoli prima di Cristo la realizzò. Non va oltretutto omesso che tale reperto conserva la più antica traccia diretta del locativo “Romai”, elevando di colpo il comune sanvittorese nella discussione accademica sull’origine della lingua latina.
La Spada di San Vittore oltre a rappresentare un unicum epigrafico, conserva anche la cosiddetta stella di Alessandro Magno, personalità apparentemente distante dal panorama italico del IV secolo a.C. Ciò nondimeno in tale contesto storico, l’elitè mercenaria e militare che deteneva tale prestigio di esibizione della stella macedone, voleva chiaramente citare il culto della personalità di Alessandro Magno. In tal modo il soldato che aveva con sé tale arma veniva idealmente associato al grande generale macedone. Imitare Alessandro Magno era una sorta di celebrazione del proprio status di soldato. In sostanza tale prestito potrà dare il giusto merito al reperto più importante conservato nel Museo Archeologico di Cassino che alla fine della mostra potrà sempre esser apprezzato nella sede ufficiale del museo Carettoni.