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Tamponi covid o green pass per battesimi e comunioni, nessuna precauzione per accedere ai villaggi turistici, i bug della prevenzione

Certificazione verde COVID-19

Esiti di tamponi o green pass da esibire per partecipare ad un battesimo o ad una comunione mentre, invece, solo il rilevamento della temperatura per poter accedere a strutture turistiche affollate da migliaia di villeggianti. Sembra essere questo uno dei paradossi del periodo che, per alcuni, è “post Covid”, ma che in realtà così non è dato che i contagi, seppur lievemente, sono in ascesa. A spingere la risalita si pensa possa essere l’effetto della variante Delta che in Inghilterra fa registrare 30mila nuovi casi al giorno, oppure dell’euforia da Europei di calcio che porta i tifosi a stringersi metaforicamente intorno alla Nazionale e fisicamente nelle piazze davanti ai maxi schermo, oppure ancora, potrebbe esse causata da un “bug” nel sistema di sorveglianza per arginare il contagio. Dal 25 giugno tutta Italia è in zona bianca. Ha resistito solo l’uso della mascherina al chiuso e pochissime altre regole come quella di sottoporsi a tampone o fornire il green pass per partecipare a riti civili o religiosi. Nonostante avesse guardato le partite a casa, Gianni, idraulico romano, ha “pagato” con l’ormai tristemente nota quarantena, la vacanza che ha concesso al figlio 17enne, affidandolo ad una nota associazione che fa da tour-operator per ragazzi di età compresa tra i 16 e i 20 anni. A gruppi di 450 o 500, provenienti da tutta Italia, i giovani si ritrovano nella stessa struttura in stanze da 4 ragazzi ciascuna. Un’esperienza sicuramente entusiasmante e formativa dal punto di vista sociale ma che porta a condividere spazi con sconosciuti a discapito dei rischi di contagio. “E’ tornato giovedì dal soggiorno a Manfredonia e domenica, cioè dopo che ha partecipato ad aperitivi e incontri con amici, ci ha chiamato la Asl per comunicarci che nel suo gruppo di circa 450 giovani ci sono stati casi di positività al Covid, quindi si sarebbe dovuto sottoporre a tampone”. Cosa che il ragazzo ha fatto il lunedì risultando positivo. Quindi, con il caldo di inizio luglio, i suoi contatti diretti che lui ha avuto, oltre alla famiglia, si sono dovuti sottoporre alla quarantena. “Perché – si domanda Gianni- alla partenza i ragazzi non sono stati sottoposti ad un tampone per far emergere casi di positività limitando i contagi?”. Tre settimane per mille e cinquecento giovani solo per questa associazione, senza considerare le altre che operano allo stesso modo e sul sito, in merito alla prevenzione dal Covid si legge che “tutti i partecipanti dovranno compilare un’autocertificazione in cui dichiarano di essere in buona salute e di non essere entrati in contatto con persone positive al Covid-19 negli ultimi 7 giorni. Ogni partecipante è tenuto a partire portando con sé mascherine e gel igienizzante”. Intendiamoci, gli organizzatori non hanno violato nessuna regola perché nessuno impone loro di esercitare controlli diversi da quelli che hanno fatto. Del resto, neanche i villaggi turistici, dove confluiscono migliaia di persone per volta, chiedono al check-in referti di tamponi o certificati di vaccinazione. “Misuriamo la temperatura più volte al giorno – dice la responsabile di uno dei maggiori villaggi turistici italiani ma che è del tutto simile a quella di altre strutture – l’obbligo delle mascherine nei luoghi affollati, e medici all’interno oltre che doppi turni ai ristoranti per i pasti, o per accedere alle strutture per gli intrattenimenti”. Insomma, ben tornati alla presunta normalità, aspettando l’autunno per valutarne gli effetti.

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