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Cassino – Cerimonia nella villa comunaleper ricordare le 57 vittime del covid

Un momento toccante e suggestivo che ha riscosso commenti positivi e di apprezzamento quello di ieri sera alla villa comunale dove è stato messo a dimora un albero, un Acero Campestre, in memoria dei 57 concittadini deceduti a causa del Covid.
“L’iniziativa – come ha ricordato il sindaco, Enzo Salera – è nata dalla volontà di rendere l’omaggio a quei tanti di questa nostra città che non ce l’hanno fatta a sconfiggere il maledetto virus con il quale stiamo ancora facendo i conti”. E a rendere il “doveroso omaggio” sono venuti in tanti, ieri sera: i familiari delle vittime anzitutto, il vescovo, Gerardo Antonazzo, i sacerdoti don Nello Crescenzi e don Benedetto Minchella, la dottoressa Simona Carli e il dott. Mario Fabi, rispettivamente direttori sanitari dello “Spaziani” e del “Santa Scolastica”, il dott. Macciocchi, pneumologo, con suoi collaboratori. Naturalmente il sindaco, il vice sindaco Francesco Carlino, assessori, la presidente del Consiglio comunale, Barbara Di Rollo, consiglieri, tra cui due esponenti della minoranza, Michelina Bevilacqua e Francesco Evangelista.
Parole di conforto e di speranza ai familiari delle vittime, uniti nel dolore da fraterna solidarietà, sono state pronunciate dal Vescovo. “La preghiera cristiana – ha detto in un passaggio della sua omelia – ci aiuta a trasfigurare il dolore, il lutto, la solitudine in un’attesa. La dimensione umana è ferita dal distacco che ha toccato le nostre famiglie, ma viviamo come speranza l’attesa di un futuro che è nella mani di Dio nelle quali è riconsegnata la vita dei nostri cari”. Ed ha aggiunto: “Siamo anche prossimi alla grande solennità della Madonna Assunta, cioè assunta in cielo, nella gloria di Dio. Lei rimane per noi motivo di consolazione e di speranza”.
L’assessore Danilo Grossi ha richiamato il momento di condivisione e di conforto, ha ringraziato chi ha donato l’albero (il Parco dei Monti Aurunci) “ per il quale abbiamo scelto un luogo vivo – ha detto – dove i bambini vengono a giocare. L’Acero Campestre non è di quelli sempreverdi, stagionalmente perde le foglie, per tornare a rimetterle nella stagione successiva. Il suo rinverdire sta a simboleggiare la vita che si rinnova, il nuovo che nasce in ogni momento”. Subito dopo il momento in cui il piccolo Matteo, figlio della signora Claudia, nipotino di Gaetano Del Greco, primo cassinate vittima del Covid, venuto alla luce tre mesi dopo la morte del nonno, aiutato dalla mamma ha versato dell’acqua per irrorare la pianta, ha voluto simboleggiare appunto l’impegno di ciascuno di noi per la vita.
Il Sindaco ha ringraziato le autorità, ha ricordato la drammatica alba del tre marzo dello scorso anno quando dalla caserma dei Carabinieri gli venne che comunicato che il Covid era arrivato anche a Cassino: si era registrato infatti il primo caso. Salera con tono commosso ha richiamato la situazione generale di panico dei giorni successivi, la prima delle 57 vittime, il 15 marzo. Per ripercorrere a grandi linee quanto fatto in questi 18 mesi, la sofferenza della perdita di qualche amico andato via solo, senza il conforto della vicinanza delle persone care, la morte di due dipendenti comunali. “ Era nostro dovere – ha concluso – lasciare un simbolo di memoria”.
Il dottor Bruno Macciocchi ha detto di aver vissuto con i pazienti tanta sofferenza. Ai familiari delle vittime ci ha tenuto a dire: “ Siamo sempre stati accanto ai vostri cari, sempre abbiamo cercato di aiutarli, in tutti i modi. Statene certi”. Per aggiungere: “ La vicinanza dell’amministrazione comunale, quella di tante persone ci ha confortato nel nostro difficile compito. La pandemia ha portato una grande umanizzazione nei nostri reparti”.
Accanto alla pianta è stato posizionata una pietra donata dall’imprenditore Pietro Zola con una targa con la seguente scritta: “In ricordo dei cittadini di Cassino che hanno perso la vita a causa del Covid-19 dal 15.03.2020”.
La cerimonia si è conclusa con la recita di due poesie interpretate da Teresa Recchia e Leda Panaccione: “Tu ci sei”, di Ernesto Olivero e “Speranza” di Pablo Neruda, con l’accompagnamento musicale del maestro Alessandro Minci.

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