“Gonfiavano” il bilancio comunale annoverando crediti dovuti per multe stradali che non avrebbero mai riscosso, per poter aggirare i vincoli di spesa imposti per controllare le uscite degli enti pubblici, ma così facendo hanno portato il comune di Pignataro Interamna nel frusinate al dissesto finanziario. Indagando su queste attività, la guardia di finanza ha ricondotto la responsabilità soggettiva del dissesto agli amministratori in carica dal 2011 al 2016, e ha richiesto che l’allora sindaco, il vice, 3 assessori, 7 consiglieri comunali e 2 revisori dei conti, pagassero di propria tasca. L’indagine coordinati dalla Procura regionale della Corte dei conti per il Lazio, ha ricostruito le cause che hanno determinato il dissesto finanziario del Comune di Pignataro Interamna, tra cui la scorretta imputazione dei così detti “residui attivi” scaturenti prevalentemente dalla gestione amministrativa e contabile delle violazioni al Codice della strada, elevate in passato dalla polizia locale di Pignataro Interamna mediante autovelox.
In particolare, attraverso l’esame dei bilanci, delle delibere e di altra cospicua documentazione, acquisita anche presso altri enti pubblici, nonché mediante l’audizione di diverse persone informate sui fatti, è emerso che, in realtà, lo scopo principale degli amministratori locali era quello di mantenere in bilancio residui attivi oramai inesigibili (prevenienti da contravvenzioni al Codice della Strada), disinteressandosi, poi, dell’iter di accertamento e riscossione delle stesse multe, al fine di poter effettuare spese non realmente sorrette da idonea copertura in bilancio. Di qui il disavanzo di amministrazione, accertato con l’approvazione del rendiconto della gestione 2017, che è stato quantificato in 1.870.643,53 euro, dovuto in massima parte all’esistenza di residui attivi, per 6.510.987,86 euro ed al conseguente accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, pari ad 2.959.806,40 euro. Gli approfondimenti effettuati dal nucleo di polizia economico – finanziaria di Frosinone, hanno permesso di rilevare una grande mole di contravvenzioni non pagate, nonché l’inserimento nei bilanci di poste attive da parte dei pubblici ufficiali preposti, al fine di poter finanziare, in tal modo, le spese comunali, altrimenti non consentite dalla vigente legislazione che regola il funzionamento degli enti locali.
Tali condotte hanno gravemente deteriorato la situazione finanziaria dell’ente comunale in argomento, falsando il risultato contabile della rendicontazione, cagionando, altresì, un considerevole dissesto finanziario. Al termine degli accertamenti contabili, è stato segnalato, inoltre, alla Procura regionale della Corte dei conti un danno erariale quantificato in circa 400mila euro, in quanto l’ente ha accumulato interessi passivi per la mancata o non tempestiva restituzione dell’anticipazione di tesoreria richiesta degli anni pregressi. In tale contesto, la Procura contabile, che ha diretto tutte le attività di indagine, ha successivamente promosso, innanzi alla sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Lazio, il giudizio per l’applicazione della sanzione pecuniaria, ammontante a circa 60mila euro, da irrogare nei confronti degli amministratori pubblici e dei revisori contabili pro tempore, i quali, in caso di condanna, saranno soggetti anche all’interdizione, per un periodo di dieci anni, a ricoprire incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, così come previsto dalla normativa sugli enti locali.