Cassino – Meno di 8 anni non sono evidentemente bastate (a ragione) alla città di Cassino, per dimenticare le malefatte come quelle che gettarono l’abazia di Montecassino, il simbolo di un intero territorio, in uno scandalo mai visto ne sentito prima.
L’ex abate Pietro Vittorelli, se sperava di assaporare il perdono del suo “ex gregge” tradito, ne ha saggiato invece, il disprezzo. Nessuno ha dimenticato, evidentemente, le nottate di preghiera durante la sua malattia, a quanto pare dovuta ai vizi nascosti emersi prepotentemente, dissacrando la figura del 191esimo successore di San Benedetto, nel corso dell’inchiesta per gli ammanchi per centinaia di migliaia di euro ai fondi destinati ai poveri. Come se nulla fosse, come se fosse ancora in carica, con l’abito monastico, zucchetto, croce pastorale e tanta faccia tosta, si è presentato in Comune a Cassino alla commemorazione della visita di SS Giovanni Paolo Secondo a Cassino a cui il Sindaco Domenico Gargano, il 20 settembre 1980, conferì la cittadinanza onoraria. Commemorazione a cui partecipava il cardinale Giovanni Battista Re.
Un ospite tanto inatteso che nessuno ha avuto la prontezza, ipotizzando che ad invitarlo fosse stato l’altro, di chiedere al diretto interessato il perchè della sua presenza. Forse la necessità di un tentativo di rivivere, anche fosse pe poche ore, gli antichi fasti o forse solamente un tentativo per “saggiare gli animi”. Se così fosse, h avuto le sue risposte.
Trattandosi anche di religione è stato inevitabile domandarsi se era il caso, sapendo di essere tutti peccatori, di “lanciare o no la prima pietra”. Domanda a cui Dante Sacco ha tentato di dare una risposta. “Non entro -dice Sacco- nel merito delle questioni personali o nelle scelte che hanno portato una persona a vivere a tal modo la vita da attentare alla sua stessa salute. La persona in questione, medico chirurgo, alto prelato, curatore di mostre e autore di testi accademici, di colpo anni orsono ha svelato il lato nascosto, subdolo e disperato del genere umano.
La persona in questione, che espone simboli cristiani e se ne veste non saprei a che titolo, è al centro di un processo per essersi appropriato di mezzo milione di euro già destinati ai meno abbienti, gente di strada e famiglie al limite della sopravvivenza.
Questa persona, e ciò è confermato dalle procure, ha abusato del suo ruolo e della sua posizione favorendo uso indiscriminato di droghe e favorendo l’attività della prostituzione. Questa persona, compiacente una parte generosa di fedeli sodali, ha condotto fuori dal gregge se stesso e altri dannati in terra. Questa persona ha bruciato la stessa anima di una istituzione culturale e sacra assimilandola al triviale.
Non perché questa persona vivesse una sua chiara sessualità, che ben venga per ogni individuo e deve esser semplice da vivere e raccontare, ma perché la nascondeva, relegandola al puro esercizio fisico di sfogo e scommessa. Senza sentimento. Senza amore. Questa persona, che avrebbe dovuto amare e professare l’amore, ha sottratto beni, vissuto approfittando di tanti e del nome che doveva rappresentare.
Questo individuo, figlio di una terra che arranca -dice ancora Sacco-, ha preferito il vizio alla schiettezza del sentimento. Si è nascosto. E come satrapo ha preferito scindere la sua vocazione umana dall’azione religiosa. Ma in tal modo si è reso bifronte, malsano da un lato, ipocrita dall’altro. Non penso che l’individuo ora possa essere rimproverato di cose accadute.
Allora, mentre questa persona si comportava come un individuo non dovrebbe, mai è stato solo. Era parte di una comunità, parte di un gruppo sociale che ben sapeva e tal volta avrebbe preferito non vedere per poi tacere e omettere. Ora penso che tale individuo, invitato da un caro amico (come sembra aver riferito), avrebbe potuto visitare privatamente il proprio amico nella condivisione intima e personale di sentimenti irrinunciabili per chiunque. Avrebbe potuto. Ma no lo ha fatto scegliendo il teatro delle celebrità.
E mi chiedo ancora come mai, alla presenza di colui che ratificò il suo ruolo di pastore e di un influente referente di una università privata, si sia presentato nelle vesti iconiche di un monaco, alla presenza di colui che ha ereditato quanto da lui stesso lasciato. Il tutto nel comune che ha infangato. Non perché non potesse farlo. Non ha questo individuo alcuna restrizione o limitazione di libertà, anzi. Ma risuona ancora nella testa un fruscio. È un tarlo, non più sincero, che sussurra e gratta parole come etica, morale, priorità, giustizia, fuoriluogo, poca decenza, sfacciataggine. Ma poi a me tocca scuotere la testa e fermarmi dinanzi allo stato di fatto.
Cassino ne subirà ancora il colpo, Montecassino sopporterà anche questa offesa. E solo il lungo flusso della storia ci permetterà, in tempi distanti e lontani dalla spicciola cronaca quotidiana, di comprendere almeno che l’uomo dinanzi all’uomo resta fallibile, presuntuoso, ambiguo e autoreferenziale. E ciò -conclude Sacco- , tra peccatori, un pò ci fa compagnia”.
Ermanno Amedei