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Stadio Roma, come si “unge” la politica per realizzare progetti

Roma – Non avevano neanche poggiato la penna sulla carta per disegnare il progetto del nuovo stadio della Roma che erano già partiti centinaia di migliaia di euro per “ungere” i partiti e il sistema che avrebbe permesso la realizzazione dell’opera.

La ricostruzione fatta dalla procura di Roma della vicenda che vede 13 persone dinnanzi al gup per valutare la richiesta di rinvio a giudizio, al di là del fatto giudiziario di per se importante, permette di capire il grande affare della politica e di chi fa affari con essa; gli stratagemmi e gli ingegnosi sotterfugi per far “passare soldi” laddove la legge dice che non dovrebbero passare.

Lega, Pd (che all’epoca era gestito dagli attuali di Italia Viva) ed anche M5s, tutti coinvolti nell’inchiesta. Il periodo storico è l’inverno 2018 quando, ancora non si erano spente le polemiche per il “No” del Campidoglio al grande affare delle Olimpiadi 2024. Incombevano, però, le elezioni politiche che travolsero il Pd dando il via al governo Giallo-Verde. In quel periodo, secondo la Procura di Roma, Il costruttore Luca Parnasi cominciò ad “ungere” i partiti e gli esponenti politici. Tariffe uguali per tutti: 250 mila euro alla Lega e altrettante al Pd. I partiti, però, non possono essere sostenuti dal singolo sostenitore con più di 100mila euro, ma nulla va buttato; ci si gira attorno e i soldi in qualche maniera “entrano”.

La Lega li avrebbe convogliati su Radio Padania che comunque è una costola importante del partito. Il Pd alla cultura, o almeno alla fondazione culturale che sostiene con contratti di pubblicità, la festa dell’Unità o che commissiona (e paga) sondaggi durante la campagna elettorale.

Ad illustrare con dovizia di particolare questo sistema, la cui legalità è messa in dubbio dalla procura, è stato ieri il senatore Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Partito democratico, ex presidente del consiglio di indirizzo della fondazione Eyu, oggi esponente di Italia Viva. Il senatore, uno dei 13 indagati, è stato ascoltato nell’udienza Gup relativa al filone dei “contributi” illeciti ai partiti emersa nel corso dell’inchiesta sullo Stadio della Roma in progetto di realizzazione da parte dell’imprenditore Luca Parnasi.

“Luca Parnasi mi propose di finanziare il Partito democratico con 250mila euro, io gli dissi che un partito non poteva essere finanziato per oltre 100mila euro e gli proposi, quindi di finanziare la fondazione culturale Eyu”. Sollecitato dalle domande dei suoi legali Angelo Nanni e Lorenzo Pellegrini, il senatore di Italia viva ha assicurato che nessuno di quei 250mila euro è finito al Pd. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini e confermato dagli indagati, Parnasi incontrò a cena il 18 gennaio l’ex tesoriere del Pd proponendo il sostegno al partito.

Alla proposta di Bonifazi di elargire 100mila euro al Pd e 150mila alla fondazione di area di sinistra, “gli specificai che la fondazione era un soggetto di diritto privato autonomo dal Pd e che sosteneva iniziative culturali. Gli dissi che non si trattava ad aiuto al Pd tanto che lui mi disse di voler sostenere il partito. Pensai che non se ne sarebbe fatto nulla”.

In un secondo incontro avvenuto a metà febbraio al Nazzareno, Parnasi “mi disse ‘C’ho riflettuto, sostengo la fondazione’ e gli indicai la persona a cui si doveva rivolgere”. Parnasi, quindi, versa con due pagamenti a Marzo, circa 150mila euro a Eyu, rinunciando a sostenere il Pd. Nonostante Bonifazi abbia ribadito più volte di aver specificato all’imprenditore che Pd e Fondazione Eyu fossero due cose separate,

“Non escludo – ha detto- che Parnasi possa aver equivocato”. Il pm Giulia Guccione, però, e la stessa Gup, hanno chiesto spiegazioni di spese affrontate dalla fondazione per attività di utilità al Pd, come la commissione di sondaggi con ricerche di mercato per 66mila e 12mila euro, oppure il contributo di 61mila euro elargito per la festa dell’Unità. Bonifazi ha giustificato quelle spese come acquisto di spazi per pubblicizzare le attività della fondazione. “Riteniamo che oggi – ha detto l’avvocato Angelo Nanni – sia emerso che nella vicenda non ci sia stato nulla di illegale”. A fine novembre Il gup deciderà sul rinvio a giudizio.
Ermanno Amedei

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