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L’ex abate di Montecassino sotto processo per appropriazione indebita “soldi erano mia carità personale”

L'ex abate di Montecassno Pietro Vittorelli

Cassino – Abito talare, bastone per sostenersi quando si è alzato dalla sedia a rotelle, Pietro Vittorelli, abate emerito di Montecassino, si è presentato, nel primo pomeriggio di oggi, davanti alla decima corte collegiale di Roma per rispondere del reato di appropriazione indebita.

Il processo è iniziato nel 2017 e segue lo scandalo che ha stravolto la comunità del principale monastero benedettino, quello di Montecassino. Vittorelli, 191esimo successore di San Benedetto dal 2007 al 2013, è imputato per aver distratto fondi destinati ai poveri e utilizzati per party all’estero e spese folli. L’alto prelato si dimise dalla sua carica perché malato ma successivamente è emerso lo scandalo. A spingere la sua carrozzella in aula oggi c’era il fratello Massimo, coimputato per riciclaggio nello stesso processo, mentre a difenderlo gli avvocati Sandro Salera, Antonio Barolo e Mattia La Marra. “Avevo diversi conti aperti in diverse banche”, quella del Cassinate, e uno con la banca popolare di Vicenza, cointestato con il fratello Massimo.

Alcuni dei conti corrente della banca popolare del Cassinate, li gestiva in quanto abate di Montecassino e vescovo della diocesi di Cassino, in cui confluivano anche i fondi dell’8 per mille oltre a quelli da destinare ai poveri e alla pastorale. Le indagini svolte dalla guardia di Finanza contesta il mezzo milione che ha fatto confluire sul conto cointestato con il fratello. Soldi “parte dei quali – ha detto – mi sono stati dati dalla mia famiglia e parte erano dovuti a mia carità pesonale per le opere di bene che facevo”. Ha poi ricordato il periodo buio della malattia quando, ancora abate, “il Cardinal Martini mi disse di curarmi. Ero combattuto perché volevo tenere comunità. Martini mi aprí gli occhi e mi disse ‘dimettiti e curati'”.

Ascoltato anche il fratello Massimo che ha dato la sua versione sui movimenti di denaro, per centinaia di migliaia di euro, dai conti del fratello, a quelli cointestati. Il presidente di collegio, rinviando l’udienza al 3 novembre, ha chiesto di sfoltire la rosa dei venti testimoni che comprende anche il nome del Papa emerito Joseph Aloisius Ratzinger, al secolo Benedetto XVI.

Ermanno Amedei

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