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Sventata clamorosa evasione di un detenuto dal carcere di Regina Coeli a Roma

Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

SAPPE: “APPREZZAMENTO A POLIZIA PENITENZIARIA, VIGILE ED ATTENTA” 

Non fosse stato per l’attenzione di un Assistente Capo del Corpo di Polizia Penitenziaria, un detenuto del Centro Clinico del carcere di Regina COELI a Roma avrebbe realizzato una clamorosa evasione dal carcere. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Ottimo intervento della Polizia Penitenziari che ha evidenziato la professionalità ed il senso del dovere con cui espleta il suo servizio”, commenta il Segretario Nazionale per il Lazio del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria Maurizio Somma.

Questi i fatti: “E’ stato davvero rocambolesco il tentativo di fuga messo in atto da un detenuto del Centro Clinico, sventato solo grazie al provvidenziale intervento di un poliziotto che, passando nell’intercinta del carcere, lo ha notato mentre si arrampicava dal cortile passeggi sul muro di cinta che affaccia su via delle Mantellate con una corda rudimentale,  che doveva evidentemente servire per calarsi dal muro di cinta verso la strada per poi darsi alla fuga. Il personale di polizia penitenziaria,  immediatamente allertato dall’Assistente Capo, subito si è recato all’esterno dell’istituto per mettere in sicurezza il tratto di strada interessato e bloccare le possibili vie di fuga. Il detenuto, vistosi scoperto, si è lasciato cadere all’interno dell’intercinta, dove erano posizionati altri agenti che hanno fatto intervenire immediatamente anche il personale medico.  Ancora una volta il personale di polizia penitenziaria di Regina Coeli, ha dimostrato, nonostante le condizioni disagiate in cui si trova ad operare, un grandissimo e non comune senso del dovere e spirito di appartenenza al Corpo. Tra gli agenti ci si domanda però fino a quando quel pizzico di fortuna che è servita anche oggi, insieme all’acume del collega  per sventare l’evasione, continuerà ad assistere questo sventurato carcere”.

 Nei primi sei mesi del 2022 dieci evasioni da carceri italiane

Il SAPPE evidenzia che nei primi sei mesi del 2022 si sono verificate 10 evasioni da istituti penitenziari, altre 9 da detenuti erano stati ammessi a lavoro all’esterno e 13 dopo avere fruito di permessi premio.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, torna a sottolineare le criticità delle carceri italiane: “Un grande plauso va ai poliziotti di Regina Coeli, in particolare all’Assistente Capo che ha scoperto il tentativo dell’uomo, subito fermato. Nei 200 penitenziari del Paese l’affollamento nelle celle resta significativamente alto rispetto ai posti letto reali, quelli davvero disponibili, non quelli che teoricamente si potrebbero rendere disponibili. Un problema è la mancanza di lavoro, che fa stare nell’apatia i detenuti. Un altro è l’assenza di provvedimenti concreti verso chi infrange le regole all’interno dei penitenziari. Ma va evidenziato anche che l’organico di Polizia Penitenziaria è sotto di 7mila unità e che il carcere non può continuare con l’esclusiva concezione custodiale che lo ha caratterizzato fino ad oggi”.

“Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo)”, prosegue Capece, chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti”. 

E Capece conclude con questo appello alla politica ed ai vertici del Ministero della Giustizia: “Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. E’ dunque fondamentale prevedere un nuovo modello custodiale in carcere”.
Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

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