Sport inclusivo, disagio giovanile e disabilità, il progetto illustrato dal presidente Csi-Cassino, Mario Scuro
9 Ottobre 2022 Off Di Felice PensabeneCASSINO – Si è svolto nei giorni scorsi presso l’Aula Magna della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale un convegno, organizzato dal CSI-Cassino e la Polisportiva Sociale “Basket Atina”, sul tema: “Disagio Giovanile e Disabilità” Programma di sviluppo per lo sport inclusivo.
Proprio la seconda parte del titolo è il momento più importante, attraverso il quale si sono soffermati tutti i relatori, ciascuno dei quali su singoli aspetti del complesso problema. Quali siano le linee guida ed il programma, ma anche gli obiettivi, che il Csi-Cassino intende perseguire con questo progetto ce le spiega Mario Scuro, presidente del Comitato Territoriale CSI di Cassino.
“Voglio ringraziare il Rettore e tutti coloro che sono intervenuti con i loro contributi di idee, proposte, analisi su singoli e specifici argomenti legati alle diverse problematiche del disagio giovanile e alla disabilità. L’iniziativa che presentiamo oggi in questo convegno è un progetto di ‘sport inclusivo’ con un particolare riferimento al disagio giovanile e alla disabilità, che usufruirà del contributo di Unicas, della Polisportiva sociale ‘Basket Atina’ e tutti gli stakeholder interessati. Siamo consapevoli come Csi di Cassino, che dal febbraio di quest’anno è stato riconosciuto come Terzo Settore, che il progetto è ambizioso sicuramente non facile ed impegnativo, per tantissime ragioni, se pur unico per il nostro territorio. Siamo impegnati a collaborare con tutte le realtà territoriali che siano interessate ed impegnate in questo settore al nostro progetto per rendere un servizio alle famiglie e più agevole l’inserimento dei giovani nello sport”.
Presidente Scuro, quindi lo sport, secondo il progetto che avete elaborato e presentate oggi diventa un mezzo attraverso cui ragazzi normali possono praticare attività sportive insieme a ragazzi disabili?
“Quando abbiamo aderito al progetto ci siamo resi conto che il problema principale è rappresentato dalle barriere architettoniche. Una difficoltà, questa, che se nelle città è drammatica, ma nelle strutture destinate all’attività sportiva è una vera e propria complicazione preoccupante. Una delle prime fasi del progetto, infatti, sarà quella di monitorare nei comuni, in cui andremo ad operare, Cassino, Atina, della Val Comino e Sora, tutti gli impianti sportivi che verranno utilizzati nella realizzazione pratica del progetto. Prevediamo di coinvolgere le amministrazioni pubbliche e private nell’utilizzo di fondi regionali, del micro credito, ma anche del bonus 110% nell’adeguare gli impianti alle esigenze di tutti coloro che intendano fare sport, un’opportunità utilizzabile anche dalle singole società sportive che già svolgono attività agonistica, anche di rilievo e molto spesso sottovalutato, ma di fondamentale importanza economica se si considera la scarsità di risorse economiche dei comuni. Certo non vogliamo sostituirci agli Enti locali nell’eliminazione delle barriere architettoniche negli impianti sportivi che resta, per ovvie ragioni, di loro stretta competenza. Fin qui gli aspetti ‘materiali’, ma ne esiste un altro di natura psicologica rappresentato dalla difficoltà di molti giovani di relazionarsi con i loro coetanei, soprattutto se disabili, a cui si aggiunge il disagio dei genitori dei ragazzi disabili di vederli paragonati a quelli ‘normali’. Forse questo è l’aspetto più difficile da affrontare e risolvere. A questo proposito intendiamo preparare un pool di esperti e di professionisti con il compito specifico di aiutare tutti coloro che parteciperanno alle attività sportive del nostro progetto, ad interagire, a dialogare con i ragazzi disabili e non. Questo è il fondamento e cardine di tutto il progetto di sport inclusivo che intendiamo realizzare e che in altre realtà è già attivo da diversi anni.
Che tempistica vi siete dati per la realizzazione pratica di questo progetto così impegnativo?
Come già anticipato, successivamente all’indagine sul disagio e sulle strutture sportive e il confronto con le società sportive, nei mesi di ottobre e novembre faremo un’indagine sulle strutture degli impianti sportivi per adeguarli alle esigenze del progetto, unitamente a questo continueremo nella sensibilizzazione al progetto coinvolgendo scuole, associazioni, enti pubblici e privati, società sportive. Da gennaio partiremo con corsi di formazione, della durata di almeno due mesi, specifico e dettagliato per formare i tecnici, gli operatori che dovranno realizzare in concreto le singole attività sportive.
Un progetto impegnativo che si sta mettendo in moto che garantirà ai giovani, tutti, una serie di esperienze positive, superando il disagio, le diversità attraverso il veicolo universale dello sport ed i suoi principi.
Una sfida per il superamento delle diversità, delle barriere culturali, favorendo l’inclusione sociale, dove la diversità non sia vista come un fatto eccezionale, ma come la normalità. Se si dovesse sintetizzare in uno slogan: la diversità non è un mondo a parte, ma una parte del mondo.