Roma – È morta ieri dopo 11 giorni di agonia per una meningite batterica non riconosciuta dai medici nonostante 7 accessi in tre ospedali diversi. Sulla morte di Valeria Fioravanti, 27 anni di Roma, madre di una bimba di 15 mesi, la procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta ipotizzando il reato di omicidio colposo contro ignoti.
Un dramma iniziato nel giorno di Natale quando “Valeria ha scoperto di avere un ascesso sotto l’ascella del braccio destro provocato probabilmente da un pelo incarnito”, spiega Stefano Fioravanti, padre della donna. L’uomo, subito dopo la morte della figlia, ha presentato una denuncia dettagliata alla questura di Roma.
Valeria era dipendente di Aeroporti di Roma e “mentre era al lavoro l’hanno portata al pronto soccorso del Campus Biomedico dove le hanno praticato una incisione all’ascesso e le hanno messo due punti di sutura”, prosegue il padre. Il giorno di Santo Stefano “la ferita si era infettata e le faceva male. Per questo – continua a raccontare il padre – l’abbiamo portata al pronto soccorso dell’ospedale Casilino dove le hanno tolto i punti e disinfettato la ferita dimettendola. Tornata a casa sono cominciati i dolori, prima alla spalla e poi alla testa. Il giorno dopo siamo tornati al pronto soccorso e le hanno prescritto iniezioni di antidolorifici dimettendola di nuovo. A casa ha cominciato a contorcersi dal dolore e il giorno dopo siamo tornati allo stesso pronto soccorso dove i medici hanno sostenuto che Valeria esagerasse e – dice Stefano Fioravanti – all’insistenza di mia moglie per una visita più approfondita, hanno minacciato di chiamare i carabinieri”.
Al rientro a casa, Valeria ha resistito per altri quattro giorni “ma il dolore non è passato – continua il padre -. Il 4 gennaio abbiamo deciso di portarla al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni dove l’hanno sottoposta a una tac che ha evidenziato una protrusione alla colonna vertebrale. Le hanno quindi cambiato la terapia e le hanno messo un collare, dimettendola ancora. La mattina del 6 gennaio Valeria non parlava più e quando lo faceva diceva cose senza senso. Siamo tornati al San Giovanni dove le hanno fatto un prelievo da far analizzare allo Spallanzani, è lì si è scoperto che era affetta da meningite. È stata quindi intubata e, all’una di notte, è stata trasferita in terapia intensiva al policlinico Gemelli ma alle 7, i medici ci hanno detto che per lei non c’era più nulla da fare”. Valeria è così morta lasciando tante domande a cui l’indagine della procura tenterà di rispondere. “Vogliamo la verità – conclude Stefano Fioravanti – non solo su come Valeria abbia contratto la malattia, ma vogliamo capire anche chi avrebbe dovuto riconoscere la malattia e, invece, l’ha mandata via minacciando di chiamare i carabinieri”.
di Ermanno Amedei