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Il Consiglio di Stato dice “no” all’impianto di biogas a Sant’Angelo in Theodice

Il Consiglio di Stato ha scritto la parola fine alla vicenda dell’impianto di biogas in via Caccioli a Sant’Angelo in Theodice. Con sentenza pubblicata il 4 gennaio scorso ha infatti respinto il ricorso della società romana “Agricola S.r.l.” avverso la sentenza del Tar n.802 del 2015 ed ha anche respinto la conseguente domanda di risarcimento del danno (quantificato in 2 milioni e 450 mila euro), condannando peraltro la Società alla refusione al Comune di Cassino, rappresentato e difeso dall’avv. Alessandro Longo, di tre mila euro per spese di giudizio , oltre a IVA, CAP e spese generali come per legge previste.
Il massimo organo amministrativo ha ritenuto legittime le motivazioni con le quali all’epoca (siamo nel 2014) il Comune emetteva il provvedimento in autotutela del presunto silenzio assenso formatosi sulla richiesta di PAS (Procedura Abilitativa Semplificata) da parte della “Agricola S.r.l.” che aveva presentato una dichiarazione per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica ed il recupero di calore da fonte rinnovabile, derivante da processi di digestione anaerobica ed alimentato da prodotti e sottoprodotti di origine biologica (“biomassa”).
Una buona notizia dunque per i cittadini di Sant’Angelo che, preoccupati, all’epoca avevano paventato il rischio per l’ecosistema e l’ambiente dell’intera zona, l’inquinamento della loro terra stante la vicinanza alle abitazioni e alle proprietà dei residenti oltre al ridimensionamento del valore degli stessi loro immobili. “Non vogliamo scegliere di andare via da qui per tutelare la nostra salute”, avevano scritto in un appello al sindaco di allora, Peppino Petrarcone, firmatario del provvedimento di annullamento in autotutela del silenzio assenso, all’assessore all’urbanistica Mario Costa, che, in quanto delegato al settore, seguì attentamente la vicenda, all’attuale sindaco Enzo Salera, assessore al Bilancio di quell’amministrazione la quale si adoperò a dovere a difesa non solo di quell’area dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto di biogas ma a difesa dell’intera frazione. In un passo della sentenza, il Consiglio di Stato ha opportunamente rilevato come “il Comune abbia tenuto conto non solo dell’interesse della società appellante ma anche di quello dei contro interessati titolari dei terreni limitrofi o residenti nelle vicinanze, ritenendo complessivamente prevalenti le esigenze di tutela del contesto agrario e di tutela del diritto alla salute dei residenti”.
“Il Comune, che non aveva rilasciato alcuna autorizzazione per l’impianto di Biogas – ricorda il sindaco – provvide con immediatezza a diffidare la società dall’iniziare i lavori, avendo essa fatto ricorso alla cosiddetta Pas . Cosa che, come ha riconosciuto il Consiglio di Stato, non poteva essersi formata per silentium. Fu inviata in loco la polizia locale per riscontrare l’effettivo inizio dei lavori e bloccare il tutto. Fu un doveroso atto di responsabilità di cui rivendichiamo il merito perché evidenzia la nostra attenzione a tutela dell’ambiente e a garanzia del rispetto della destinazione urbanistica delle aree agricole”.
Cosa di non secondaria importanza riguarda il fatto che questa sentenza del Consiglio di Stato leva le speranze alla possibilità di concretizzare il progetto di altra società per un impianto di biogas simile in territorio della frazione di Caira. Cui pure fu posto il diniego a suo tempo.

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