La rabbia della madre di Pamela Mastropietro in aula a Perugia
25 Gennaio 2023Perugia – “Vogliamo giustizia” e, per Alessandra Verni, la madre di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa e smembrata il 30 gennaio 2018 a Macerata, la giustizia è “una sentenza all’ergastolo” per Innocent Oseghale. “Dopo 5 anni ancora a discutere se merita l’ergastolo o no. Pamela – ha detto ancora la madre della vittima – muore ogni santo giorno mentre lui se ne sta tranquillo in carcere”.
La donna parla da Perugia, dopo la prima udienza del processo in corte d’Assise d’appello bis che vede imputato Oseghale. Mostrando le foto della figlia smembrata ha detto: “Ecco come l’ha ridotta”. Pamela aveva 19anni quando, il 30 gennaio 2018, le membra del suo corpo vennero trovate sezionate e divise in due valigie in via dell’Industria, a pochi chilometri da Macerata.
Quando tutto sembrava volgere al termine con la condanna all’ergastolo per il nigeriano 33enne Innocent Oseghale, spacciatore e irregolare in Italia, la corte di Cassazione di Roma, a febbraio dello scorso anno, ha confermato il quadro accusatorio di omicidio volontario, ma non quello della violenza sessuale. Un aspetto che fa la differenza tra il carcere a vita e una possibile condanna a 30 anni. E’ su questo che, ad iniziare da oggi, la Corte d’assise d’appello di Perugia indicata dalla Cassazione, dovrà dare risposta.
La vicenda comincia a Roma, la città che Pamela lascia per recarsi, nell’ottobre 2017, in una comunità terapeutica di Macerata. E’ una ragazza problematica con una personalità borderline, con dipendenze da droga e alcol. Il 29 gennaio 2018 si allontana dalla comunità con l’intenzione di tornare a Roma dove però non arriverà mai. Lasciata la comunità si imbatte in un uomo che, in cambio di un rapporto sessuale, la accompagna in stazione quando il treno era ormai partito. Un tassista le offre ospitalità in cambio di sesso.
Il giorno dopo, nei giardini Diaz a Macerata, Pamela si imbatte nello spacciatore Oseghale. Da quel momento se ne persero le tracce e il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo, terribilmente mutilato, in via dell’Industria. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, ad ucciderla è stato proprio lo spacciatore dopo averla drogata e violentata.
Poi si è disfatto del corpo sezionandolo in pezzi e gettandolo dove poi è stato trovato. In primo grado in corte d’assise a Macerata, e in secondo grado in corte d’assise d’appello ad Ancona, l’uomo è stato condannato all’ergastolo. La cassazione, confermando la responsabilità dell’uomo sull’omicidio, ha disposto un processo bis per il reato di violenza sessuale, l’aggravante che cementa la condanna all’ergastolo.
A Perugia oggi sarebbero dovuti comparire i due testimoni che hanno avuto rapporti con la ragazza prima dell’omicidio. Nessuno dei due si è presentato e l’udienza p stata aggiornata al 22 febbraio. Intanto la presenza di Oseghale in aula ha innescato la rabbia dei familiari e degli amici di Pamela.
Ermanno Amedei