Civita Castellana – Impazza il Carnevale nel Viterbese e, quello di Civita Castellana, ha fatto registrare ieri numeri da record. Erano tre anni che, che a causa del virus, i civitonici aspettavano di poter tornare ad “ammalarsi” di Carnevale e a dare sfoggio della loro fantasia nell’ideare e realizzare maschere.
“L’ultima apericena”, quindi, ma anche “I due quadri sul comò”, hanno dato ieri un tocco di geniale goliardia ad un corteo chiassoso e colorato che, tra i 22 gruppi in maschera e “maschere libere”, ha raccolto un fiume di oltre 10mila persone arrivate in città con pullman, auto, ma soprattutto camper.
Quella del carnevale è una tradizione che i civitonici vantano conservare fin dalla seconda metà del 1400, interrotta soltanto da guerre e pestilenze. Una vera gara alla maschera e al gruppo più bello: “purtroppo quest’anno mancheranno i carri allegorici perché a maggio, quando dovrebbero cominciare i lavori per costruire i manufatti, non vi era la certezza che la sfilata si facesse”, spiega Claudia Frezza che coordina la squadra delle “Cocorite”, uno dei 22 i gruppi che si contenderanno il primato per un totale di oltre 4 mila figuranti.
“Il nostro gruppo è composto da circa 200 figuranti e siamo tutte donne, molte delle quali sono di Roma”, continua Frezza. Non è raro, infatti, trovare romani tra le persone in maschera tra i gruppi organizzati. Ma da Roma arrivano soprattutto i turisti per assistere alle tre sfilate in programma, quello che si è svolto ieri, quello in programma per domani e quello di domenica prossima.
Al Carnevale di Civita partecipa tutta la cittadinanza. “Ogni gruppo ha un direttivo – aggiunge Frezza – che sceglie il tema da sviluppare. Con quel tema, ciascun gruppo si rivolge ad un proprio stilista che prepara una bozza che, se approvata, dà il via all’acquisto della stoffa”. Si sa che la passione non fa sconti e un vestito “costa mediamente a ciascun figurante tra i 200 e i 300 euro”.
L’intera città si presta alla manifestazione che, con un corteo lentissimo dove tutti ballano, partendo dalla parte nuova della cittadina, attraverso il ponte monumentale Clementino, arriva nel centro storico fino a piazza del municipio. Lì, l’ultimo giorno, dopo aver premiato il gruppo e la maschera “libera” più bella, si “dà fuoco al Puccio” con cui si chiude il carnevale. Una festa che, al di là dell’aspetto goliardico, ha ricadute importanti anche dal punto di vista economico per un indotto che comprende decine di laboratori sartoriali, commercianti di tessuti e, ovviamente, il pienone ai ristoranti e alle attività commerciali del territorio.
Ermanno Amedei