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Omicidio Mastropietro: appello bis, Oseghale ha violentato Pamela, ergastolo

Omicidio Mastropietro: appello bis, Oseghale ha violentato Pamela, ergastolo

Un’ora di Camera di consiglio è batata alla corte d’assise d’appello di Perugia nel processo bis disposto dalla Corte di Cassazione, per decidere ieri sulla condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale. Con la sentenza, la corte presieduta dal giudice Paolo Micheli, rigetta l’appello della difesa in merito al solo reato di violenza sessuale che, nella circostanza costituisce, l’aggravante all’omicidio per il quale Oseghale era stato condannato all’ergastolo dalla corte d’assise di Macerata e dalla corte d’assuse d’apoello di Ancona. La Cassazione aveva confermato la sentenza di omicidio volontario e di distruzione di cadavere, ma non aveva ritenuto maturata la prova della violenza sessuale che fa la differenza tra l’ergastolo e i 27 anni di carcere. Per questo aveva disposto un processo bis in appello a Perugia. La vicenda risale al 30 gennaio 2018 quando il corpo della 19enne romana è stato trovato fatto a pezzi e nascosto in due trolley nella periferia di Macerata. Le indagini portarono allo straniero a cui lei si era rivolta, dopo essersi allontanata dalla comunità terapeutica della zona, per chiedere droga. Oggi a Perugia, la pubblica accusa sostenuta dal sostituto procuratore generale Paolo Barlucchi, per provare la violenza sessuale subita dalla 19enne, ha fatto riaprire il dibattimento portando in aula una tesi flebile ma evidentemente efficace: quella scondo la quale Pamela non era solita avere rapporti sessuali non protetti, il fatto che nella sua cervive pelvica vi fossero tracce biologiche di Oseghale dimostrerebbero che la ragazza è stata violentata. Per questo ha ottenuto la testimonianza dei due uomini che approfittarono della giovanissima prima che incontrasse il sui assassino. Uno dei due ha confermato che per fare sesso la ragazza aveva preteso che comprasse dei preservativi. “Pamela non era una prostituta. Pamela ha usato il suo corpo perchè non sapeva che cos’altro fare. Non sapeva dove andare”. Ha detto Barlucchi. “Pamela ha implorato per avere una dose di eroina e ha proposto in cambio un rapporto sessuale. Da un lato c’è una ragazza che implora eroina e dall’altra una persona che può accettare o meno”. Il magistrato, inotre ha aggiunto che “Pamela era completamente nelle mani di Oseghale che l’ha usata come il suo balocco”. La ragazza “assumeva eroina in altre maniere e, in quell’occasione, per la prima volta l’ha assunta per iniezione. E se l’è iniettata in un punto in cui non poteva farlo da sola. Quindi gliel’ha iniettata Oseghale”. Il sostituto ha poi aggiunto che “Oseghale spacciava marijuana, ma aveva due grammi di eroina della stessa partita che ha iniettato a Pamela. Quell’altra dose gli serviva per mantenere al guinzaglio Pamela dandole eroina o negandogliela”. Inoltre ha ricordato che l’aveva chiusa in casa “come fosse una sua proprietà”. Alla lettura della sentenza è scoppiata la gioia tra i genitori, i parenti e gli amici di Pamela che non hanno fatto mai mancare il sostegno alla famiglia. “Ergastolo” è stato l’urlo liberatorio di Alessandra Verni la madre di Pamela, ricordando però che altri aguzzini della figlia sono ancora in liberta.

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