Lazio – La spinta ambientalista dell’Unione europea lascia con il fiato sospeso i possessori di case e gli amministratori di condominio di Roma e del Lazio. La direttiva sulle “Case green”, approvato dal Parlamento europeo ma ancora non sottoposto al vaglio del Consiglio dell’Ue, viene vista con timore soprattutto perché rischia di entrare in vigore in un periodo di forte crisi e che va a toccare l’unico bene sicuro degli italiani: la casa.
L’intenzione della Commissione europea che ha avviato l’iter, è quella di rendere le case e gli immobili degli europei a zero emissione di anidrite carbonica. Il calendario in fase di discussione per il raggiungimento di questo obiettivo fissa, al primo gennaio 2030, la data in cui gli edifici europei, dovrebbero rientrare tutti nella classe energetica E, che prevede infissi con i doppi vetro, caldaia a condensazione e coibentazione del tetto; e al primo gennaio 2033, il raggiungimento della classe energetica D con tutte le case e immobili dotate di cappotto termico e pompa di calore. Interventi sostanziali che richiedono spese importanti per i proprietari degli immobili.
A Roma, gli amministratori di condomini si chiedono come potranno spiegare ai proprietari di casa il senso di spese per migliaia di euro da fare in tempi brevi.
“La gente non ha soldi per poter far fronte a queste spese”. Lo dice ad “Agenzia Nova” Rossana De Angelis, presidente della sezione romana dell’Associazione nazionale amministratori di condominio (Anaci). Inoltre, se il sostegno dello stato si tradurrà nella detrazione fiscale, c’è chi “potrebbe non avere capacità fiscale per scontare le detrazioni nei tempi previsti”. Tanti sono ancora gli aspetti da definire, ma De Angelis è certa che da scongiurare è il rischio che, agli inadempienti, possa essere impedito di affittare o vendere l’immobile. “Ci sarebbe una impennata pazzesca degli affitti a nero – dice – con risvolti terribili sui mancati sfratti. Si tornerebbe indietro di 100 anni”.
Si parla di effettuare nuovi e dispendiosi lavori “quando molte case si ritrovano ancora con impalcature e cantieri bloccati perché le aziende hanno fermato i lavori dopo lo stop a causa del Superbonus 110 per cento; e nessuno sembra preoccuparsene”. Lo sostiene Concetta Cinque, presidente dell’Associazione italiana amministratori e condomini (A.ss.i.a.c) che a Roma conta circa 500 amministratori di condominio associati. “Venisse qualcuno dall’Europa a spiegare nelle riunioni di condominio perché dovranno spendere tutti questi soldi”.
Cinque sottolinea le incoerenze delle scelte fatte per escludere gli edifici su cui intervenire. “Sono stati esclusi quelli dei centri storici ma la gente più povera vive nelle periferie”. Cinque, inoltre, sostiene le pesanti ripercussione sulla vendita di immobili. “I proprietari di case in classe G dovranno svendere, e chi compra non vorrà comprare una classe G perché dovrà sostenere spese; quindi si blocca il mercato”.
Discorso simile per gli affitti. “Se il proprietario di un immobile lo affitta ad un prezzo, di quanto dovrà aumentare l’affitto dopo la ristrutturazione che gli sarà costata decine di migliaia di euro?”, si chiede ancora De Angelis ricordando che “chi sceglie di vivere in una casa in affitto è perché non ha i soldi per comprarne una”. E aggiunge. “Come si fa ad applicare la stessa regola ad una casa di Roma e ad una casa di Francoforte o di un Paese scandinavo dove le temperature sono assolutamente diverse? Piuttosto – conclude -, si spingesse per le comunità energetiche”.
“Se l’Europa vuole davvero aiutarci a ridurre emissioni e costi energetici delle nostre case – aggiunge Giuseppe Bica, presidente dell’Associazione nazionale amministratori d’immobili (Anammi) – deve disegnare un piano di incentivi ben articolato, ritagliato sulle caratteristiche del singolo Paese. Non si può pensare ad una ricetta valida per tutti, anche in considerazione delle diverse situazioni climatiche e demografiche”.
Sulla stessa linea anche Gloria Rivezzi, presidente dell’Associazione nazionale proprietari e utenti (Anpu) che rappresentano proprietari di immobili che sostiene la necessità, nel caso in cui si decida di applicare la direttiva, di incentivi “ma che siano reali e controllati e non come avvenuto con la cessione dei crediti d’imposta senza controlli”. Tutti temono una impennata dei prezzi delle materie prime e dei costi a causa della elevata richiesta domanda che, la direttiva inevitabilmente genererà.
Ermanno Amedei