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“Truffare anziani rende più delle rapine e si rischia meno”, l’investigatore spiega così l’aumento delle truffe nel Lazio

Truffa telefonica agli anziani

Lazio – “La rapina è pericolosa, ci si può far male, si rischia fino a 10 anni di galera e i bottini spesso sono di poche centinaia di euro; meglio le truffe, in particolare agli anziani che non possono reagire, si rischia fino ad un massimo di tre anni e fruttano decine di migliaia di euro”. E’ la sintesi fatta da un investigatore dei carabinieri di Roma che ben conosce le dinamiche delle truffe agli anziani e che spiega così, il perché dell’aumento esponenziale del fenomeno criminale che colpisce le fasce più deboli della società. Ormai a Roma e nel Lazio se ne contano a centinaia nonostante i continui inviti a prestare attenzione fatti durante gli incontri che le forze dell’ordine organizzano nei centri frequentati dalle fasce della terza età. Ma i truffatori continuano a colpire inesorabilmente.

Emblematico è il colpo messo a segno la settimana scorsa ai danni di una coppia di anziani di Roma residente in via Maria Luigia Tancredi. Lui 79enne è stato allontanato dall’abitazione con la telefonata di un finto direttore di banca che lo informava di un pacco che era in giacenza nell’ufficio postale. Quando l’uomo è uscito, con un’altra telefonata è stata informata la moglie, una 74enne, che servivano 3mila euro per impedire che i carabinieri portassero via il marito rimasto coinvolto in una losca storia. Si è quindi presentato alla porta di casa un giovane al quale l’anziana ha consegnato la somma che, però, improvvisamente non era più sufficiente e che servivano altri soldi. La 74enne, quindi, ha consegnato altri 20mila euro e oggetti di valore per ulteriori 20mila euro con cui il malvivente si è dileguato. Al ritorno a casa del marito, dopo che all’ufficio postale gli hanno detto che non c’era nessun pacco in giacenza, è stata scoperta la truffa.

Il rapporto “rischio che si corre – bottino che si realizza”, tra rapina e truffa pende enormemente a vantaggio dei truffatori. “Per organizzare una rapina – spiega l’investigatore -, serve gente preparata a far fronte a tanti rischi” basti pensare al gioielliere che reagisce con un’arma, o al personale di sicurezza delle banche che, tra l’atro, hanno le cassaforte temporizzate e spesso i malviventi si devono accontentare dei pochi spiccioli nelle casse. “Con la truffa agli anziani i malviventi corrono rischi minori, sia dal punto di vista penale, nel caso in cui vengono fermati, sia dal punto di vista fisico dato che la reazione di una persona anziana è facilmente contenibile”. Anche i truffatori, però, hanno una loro rete organizzativa. “La regia, cioè chi li guida –spiega l’investigatore -, solitamente è in Campania e da lì arrivano le batterie di ‘manodopera’ che eseguono le direttive del ‘regista’”.

Quasi sempre tentano la truffa in maniera casuale. Ecco perché Roma, con milioni di abitanti, è un bacino ghiotto per via delle migliaia di potenziali vittime che possono “abboccare”. Al telefono compiono “centinaia di tentativi prendendo i numeri dagli elenchi che si trovano facilmente su internet e che forniscono, oltre al numero di telefono, anche il nome dell’intestatario. Nel caso di una persona anziana, il nome di battesimo, spesso è lo stesso di un nipote”. Alberto di 80 anni che vive a Centocelle, per esempio, probabilmente, per la tradizione di rinnovare i nomi dei nonni, avrà un nipote che si chiama come lui. “Quando l’anziano risponde al telefono – spiega il militare -, il truffatore che chiama da Napoli si spaccerà per Alberto e carpisce così la fiducia e, facendogli credere che il nipote è in difficoltà, abbatte ogni difesa. A quel punto è facile annunciare la visita del complice per il ritiro di soldi o oggetti di valore”.

Centinaia di telefonate al giorno, dunque, molte delle quali non riescono a superare i livelli prudenziali delle vittime, ma che purtroppo non vengono denunciate. “Conosciamo i fatti accaduti e gli episodi quando la truffa è portata a compimento. Purtroppo sono pochi quelli che denuncino i tentativi falliti dei truffatori. Spesso, gli elementi più significativi per arrivare ad individuare la banda ed arrestarne i componenti che stanno operando in una determinata zona, li raccogliamo da quelle poche denunce di truffe sventate”. Ed è proprio grazie alle segnalazioni tempestive e alla prontezza delle forze dell’ordine che almeno una dozzina di truffatori sono stati arrestati nelle ultime due settimane.

Inoltre spesso le organizzazioni sul territorio si avvalgono di veri e propri “pali”. Occhi ed orecchie che individuano e indicano alle “regie” le zone maggiormente abitate da anziani. Sono per lo più, ovviamente non tutti, “venditori ambulanti che vendono calzini o altri oggetti come pezze di daino. Improbabile – dice l’investigatore – che il loro guadagno, partendo da Napoli, sia soltanto quello di vendere calzini per pochi euro. Durante i controlli, quando ne individuiamo uno che ha precedenti, proponiamo per lui un foglio di via e lo allontaniamo. E’ questo l’unica arma per contrastare il fenomeno”. L’altro strumento è quello di mantenere alto il livello di guardia in particolar modo sui percorsi che i truffatori fanno per tornare in Campania dopo aver messo a segno colpi nelle regioni del centro Italia.

Cassino, e il tratto autostradale che lo attraversa, è uno dei principali. Non a caso è lì, durante i controlli svolti dagli agenti della sottosezione di polizia stradale, che vengono fermati e arrestati truffatori campani che rientrano in Campania dalla Capitale o dall’alto Lazio, con decine di migliaia di euro in contanti. Appena qualche giorno fa, gli agenti di Cassino, a distanza di un’ora, hanno fermato una Fiat 500 e una Renault Capture con due persone in ciascuna auto. Nella Capture hanno trovato una busta con monili in oro e la somma di 11.830 euro, mentre nella 500 la somma di 3mila euro. Dalle indagini svolte, le due “squadre” erano di ritorno una da Ascoli e l’altra da Fermo dove avevano truffato alcuni anziani. Appare evidente quindi la necessità di intervenire con pene più severe.

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