CASSINO – Ennesima giornata di follia, sangue e violenza in un carcere del Lazio, segnatamente nella Casa Circondariale di Cassino. “La situazione è sempre più grave e merita l’urgente e giusta attenzione da parte dei vertici dipartimentali e ministeriali”, denuncia il delegato provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Italo Velardo: “Il SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, denuncia l’ennesimo atto di violenza che si è perpetrato all’interno della casa circondariale di Cassino. Ieri, 29 giugno, a subire l’ira di un detenuto straniero, nazionalità egiziana, è stato un sottufficiale. Il detenuto, al momento del fatto si trovava al 2° cancello e per protesta non faceva rientro in cella, minacciando che da lì non si sarebbe mosso. Il sottufficiale più volte tentava di portare il ristretto alla ragione convincendolo a desistere da tale protesta fin quando il detenuto ggli si scagliava contro, prendendolo ripetutamente a schiaffi. Solo l’intervento del personale ha evitato il peggio bloccando il detenuto e accompagnando il Sovrintendente nella locale Infermeria per le cure del caso. Il SAPPE da anni denuncia le frequenti aggressioni al personale da parte di detenuti presso l’istituto di Cassino. Non è più tollerabile una situazione del genere. Occorrono protocolli efficaci atti ad evitare o contenere gli eventi critici e aggressione al personale di Polizia Penitenziaria”.
“Occorrono sezioni detentive e modalità custodiali per detenuti violenti che non intendono reinserirsi”, denuncia il segretario nazionale SAPPE Lazio Maurizio Somma. “Esprimiamo la nostra solidarietà al collega ferito con gli auguri di una pronta guarigione. La verità è sconcertante: la Polizia Penitenziaria si sente abbandonata da chi dovrebbe invece risolvere i problemi, gravi e reali! Ricordo che l’ultima aggressione fisica in carcere a Cassino era avvenuto 20 giorni fa, ai danni di un agente e un sottufficiale sempre da parte di un detenuto egiziano presso il Reparto “Sex Offender”. Ieri è toccato ad un altro sottufficiale sempre perpetrato da un detenuto egiziano appartenente al circuito dei detenuti comuni”.
Tuona Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Basta! Anche questo è un grave evento critico annunciato! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assume severi provvedimenti”.
“Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal DAP”, denuncia. “La situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria continuano a tergiversare – tanto mica stanno loro in prima linea nelle carceri a fronteggiare i detenuti violenti… – e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.