Il Baskin, una rivoluzione nello sport inclusivo, spiegato da Vincenzo Macchini, delegato EISI Lazio
27 Settembre 2023 0 Di Felice PensabeneATINA – Il Baskin, una rivoluzione nello sport inclusivo, quasi sconosciuto nelle nostre zone ha in realtà numeri importanti nel nord Italia e nelle province di Roma, Rieti e Viterbo. A spiegare questa importante realtà è Vincenzo Macchini, delegato Baskin Lazio EISI, Ente Italiano Sport Inclusivi, (nella foto) che abbiamo intervistato a margine dell’incontro che si è svolto nello scorso weekend ad Atina
Dottor Macchini cos’è il Baskin?
“Il Baskin è una pratica sportiva che potrei definire come massima espressione dello sport inclusivo, una vera rivoluzione in questo settore”.
Ci spiega meglio, in cosa consiste?
“Il termine Baskin è l’acronimo di basket inclusivo e nasce dal basket che tutti conosciamo, la particolarità è data dalla modifica di dieci semplici regole del basket tradizionale, che consente di giocare a basket persone disabili di qualsiasi natura con persone normodotate. Il baskin nasce nel 2001 in una scuola di Cremona e vanta numeri da vero record. Ad oggi, infatti, conta 166 società attive che partecipano a campionati regionali e nazionali con ben 5700 giocatori. Il baskin conta campionati in quasi tutte le regioni del nord Italia, dalla Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte con una serie di campionati attivi fin dal 2009”.
Da cosa è rappresentata questa rivoluzione?
“Il Baskin è un’attività sportiva particolare che, partendo dalla modifica delle dieci regole del basket consente ai giocatori di tutte le età di cimentarsi in questo sport. La vera particolarità – in questo è la vera rivoluzione – è data proprio dall’alto valore di inclusività di questa disciplina che consente a tutti di partecipare alle gare di qualsiasi natura e tipo. In altre parole, il baskin dà la possibilità a normodotati di giocare alla pari con persone con disabilità di qualsiasi natura, fisica, psichica o sensoriale e viceversa. Ma non basta, il baskin coinvolge negli incontri, anche di tipo agonistico, intere famiglie. In molte formazioni agonistiche sono presenti genitori, fratelli, parenti di ogni tipo che abbiano la passione per lo sport. e del basket in particolare. Uno sport totalmente inclusivo, ecco perché rivoluzionario nel suo genere”.
Lei, quindi pensa che questa pratica sportiva si possa sviluppare anche nel basso Lazio?
“Assolutamente si, del resto l’incontro che abbiamo avuto va proprio in questa direzione. Nel Lazio questo sport, se pur partito in ritardo rispetto al nord Italia, è già molto presente nella provincia di Roma di Rieti e Viterbo, fin dal 2019, si è interrotto solo durante il lockdown. Tuttavia ha portato la formazione di Fiumicino MB Sporting Club di cui sono presidente, a disputare e vincere il Campionato regionale battendo Rieti e ad accedere alle finali interregionali con Napoli, Campobasso e la squadra della Puglia. Io credo che questo sport possa svilupparsi nel Basso Lazio con la sinergia che stiamo realizzando con Atina, così come si sta avvenendo in tutti i municipi di Roma”