CASSINO (FR). Da un lato il volgare, la lingua che dal latino dotto già da secoli aveva preso il passo verso la schiettezza e la libertà espressiva e che dal Placito Cassinese cominciò a caratterizzare non solo il parlato ma anche lo scritto. Di contro un cippo in calcare fortemente voluto al bivio della strada rotabile che da Cassino conduce in Abbazia. Ed è proprio nell’Archivio dell’Abbazia di Montecassino che si conserva il placito di Capua, considerato uno dei primi documenti in volgare italiano. Un documento prezioso, celebrato dal cippo in questione, che eccelle tra le circa 20.000 pergamene preservate, il raro placito risalente al 960 è ritenuto una delle prime testimonianze del volgare italiano. Volgarmente o de facto un atto di natura giuridica in scrittura beneventana relativo ad una controversia su alcune proprietà accampate dall’abate Aligerno, e testimone del periodo in cui la comunità cassinese, dopo l’esilio presso la sede capuana a seguito alla distruzione saracena, fece ritorno al monastero di Montecassino. Questa è la narrazione scevra da ogni legame contestuale con i nostri giorni. Questa la speranza del gruppo di pensiero che, con la supervisione del Centro Documentazione e Studi Cassinati, ci ha consentito di rinnovare un momento di appartenenza culturale al mondo campano ed alla sue eredità che trovava risposta nella Terra di Lavoro spesso dimenticata o adombrata da indicazioni semplicistiche e geograficamente errate. Ma veniamo alle immagini a corredo del presente contributo. Per cause non verificate, speriamo motivate dal emergenza e cause superiori, si è ben pensato di stoccare betonelle in calcestruzzo alla base del monumento celebrativo e a copertura delle araldiche e dei loghi. Il tutto corredato da un cartello stradale gravosamente riverso a terra. Chi scrive ha recepito istanze e commenti di chi, con sdegno e senza nessuna polemica ulteriore, ha preso come dato di fatto quanto accaduto e concesso. Perché si tratta di una concessione figlia di una estemporaneità che non fa caso ai dettagli; e in questi casi sono i dettagli a farla da padrona. Manca, o speriamo è solo mancata, l’attenzione, la cura e il rispetto per quanto è eredità di tempi e culture distanti da noi per tempo. So che in queste terre nessuno vorrebbe recare offesa all’Abbazia, so che in queste terre da più di vent’anni il Centro Documentazione e Studi Cassinati è dalla parte non solo di San Benedetto e dell’Abbazia ma dell’intera comunità cassinate e della sua eredità. Seppur a cose fatte, chiedessero scusa i distratti autori di tale azione superficiale. Come? Rimuovendo betonelle e cartelli decaduti. Per loro stessi e per quanto il Placito Cassinese volgarmente ancora ci racconta. P.S. Il tutto con la speranza che tali parole siano già storicizzate e qualcuno abbia rimosso le betonelle.
Cippo commemorativo del Placito Cassinese
Cippo commemorativo del Placito Cassinese
Cippo commemorativo del Placito Cassinese
Cippo commemorativo del Placito Cassinese