Roma – Quattro anni di reclusione è la condanna sollecitata dalla procura di Roma per l’imprenditore Valter Lozza e l’ex dirigente della direzione Ambiente della Regione Lazio, Flaminia Tosini, imputati per corruzione, nel processo sullo scandalo delle discariche nella Regione Lazio, dinnanzi alla seconda sezione Collegiale del tribunale Capitolino.
Una situazione dove appare chiaro che “gli interessi pubblici sono stati piegati a quelli privati”. Lo ha detto il pubblico ministero Rosalia Affinito nell’ora e mezza di requisitoria durante la quale ha sollecitato i quattro anni di carcere per ciascuno degli imputati.
La pubblica accusa ha ripercorso le fasi dell’indagine condotta dai carabinieri del Noe nate sul finire del 2019 quando si insospettirono per un eccessivo interessamento, da parte della ex dirigente della Regione, per una trattativa privata tra l’imprenditore titolare della Mad e la società Ngr proprietaria di una cava in località Monte Carnevale, tra i siti che avrebbero potuto accogliere la nuova discarica di rifiuti urbani di Roma.
Le intercettazioni telefoniche hanno disvelato un forte legame tra i due, fatto di regalie e “favori” che fruttavano all’imprenditore centinaia di migliaia di euro. Tre gli aspetti su cui la pm si è concentrata nella requisitoria: il sostegno a Lozza della Tosini nell’acquisizione della cava di Monte Carnevale; l’ampliamento della discarica di Roccasecca; “l’operazione straordinaria” sulla discarica di Civitavecchia come lo stesso Lozza l’aveva definita in una intercettazione telefonica.
La Pm non entra nel merito del rapporto sentimentale tra i due e quanto la Tosini si sia legata all’imprenditore. Affinito sostiene che, però, Tosini “si è legata così tanto” a Lozza “da essere obnubilata nelle sue funzioni pubbliche fino al punto da dirgli ‘come posso fare per aiutarti’, siamo ben oltre le normali interlocuzioni.
È emerso come Tosini dà consigli su come proteggersi dai controlli dell’Arpa, da quelli della polizia giudiziaria e dai controlli della stessa Regione Lazio”. Punto per punto Affinito ripercorre le tre vicende a cominciare da quella di Monte Carnevale dove Tosini avrebbe cercato di aggirare la necessità della Valutazione di impatto ambientale (Via) per trasformare una discarica di inerti in discarica per rifiuti urbani di Roma, suggerendo all’imprenditore di chiedere, una autorizzazione per una volumetria da 75 metri cubi.
“Settantacinque metri cubi, per la discarica dui Roma, ve la immaginate”, si è chiesta la pm. Poi la discarica di Roccasecca contro il cui ampliamento si erano scagliato oltre alle autorità locali, anche ministeriali fino al Consiglio dei Ministri, che poi, però, aveva fatto marcia indietro proprio perché indotto in errore da dati forniti dall’ufficio della Tosini. Per finire “l’operazione straordinaria” di Civitavecchia.
La terra sbancata da lavori dalla discarica di Lozza, “venduta” per realizzare il capping alla discarica di Bracciano di cui era commissario straordinario la stessa Tosini. “La terra poteva essere usata in zone. Ma bracciano non è limitrofo a Civitavecchia, sono in province divere”.
Quella terra che doveva essere trattata come rifiuto, e quindi smaltita con esborso di soldi, invece avrebbe fruttato a Lozza 265mila euro. L’iniziativa della Tosini “è servita a far guadagnare i soldi all’amante” ha detto il Pm ricordando la borsa di Prada da 1.800 euro e i bracciale di Cartier da 3.500 euro donati dall’imprenditore a Tosini.
Ermanno Amedei