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Landini: “Non è il momento di investire in armamenti, ma in sanità, istruzione e lavoro”

CASSINO – Questa mattina al teatro Manzoni, Maurizio Landini ha tenuto la relazione conclusiva alle Assemblee generali congiunte di tutte le categorie territoriali della Cgil di Roma e del Lazio. Il segretario generale della CGIL ha voluto sottolineare l’importanza delle assemblee generali nel panorama sindacale e di lotta dei lavoratori, programmate nei prossimi mesi a partire dalla manifestazione del prossimo 11 aprile a Roma contro le politiche sul lavoro del governo Meloni. Nel suo intervento, Landini, ha sottolineato il dramma della guerra che si sta conducendo in un Paese europeo, al dramma per i civili, ma anche al mancato stop alla sua proliferazione nel corso di questi due anni dal 24 febbraio del 2022, rimarcando la necessità di avviare una trattativa di pace che porti i governi europei, compreso il nostro, ad abbandonare l’economia di guerra verso cui ci stiamo avviando. “La guerra – proseguito Landini – si sta allargando, anziché fermarsi si sta allargando, divenendo uno strumento permanente, per questo è necessario essere costruttori di pace. Quello che sta avvenendo a causa della guerra è l’incremento delle spese in armamenti che sottraggono risorse alle persone, ai cittadini, al welfare, a tutti coloro che più sono in condizioni di necessità. Non è il momento di investire – ha ribadito il segretario della CGIL – in armamenti, ma bisogna investire in sanità, istruzione, nel lavoro per consentire alle persone di svolgere il loro impegno. Battersi per la pace non è solo essere pacifisti, ma significa mettere al centro le persone non il profitto, non il mercato, non la violenza come strumento per risolvere le divergenze fra popoli, fra cittadini”. Porre al centro del dibattito politico la pace significa discutere delle prossime scelte economiche del Paese, anche in vista delle prossime elezioni europee, su che tipo di Europa si vuole in futuro, quali scelte l’Europa vuole fare nel prossimo futuro in tema di scelte politico-sociale che si vorranno adottare. I governi europei stanno discutendo su come aumentare le spese militari e, questo vuol dire – ha ribadito con forza Landini – che le risorse per le spese militari andranno necessariamente ad essere tolte alla produzione industriale, al lavoro delle persone, alla sanità all’aiuto delle persone fragili e sulle politiche industriali. Il segretario nazionale del maggiore sindacato italiano, ha parlato della situazione occupazionale del Paese e, in particolare del nostro territorio, ha posto l’accento sul valore costituzionale del lavoro. L’importanza che la Carta Costituzionale assegna al lavoro, in termini di dignità umana, di riscatto sociale, ma anche della funzione di contribuzione attraverso il lavoro alle necessità del Paese. La contribuzione fiscale fondata sulla proporzionalità di questa non in termini di guadagno individuale, ma capacità produttiva. Le esperienze portate dagli interventi che hanno preceduto quello di Landini hanno evidenziato come stia cambiando il tipo di prodotto lavorativo che i cambiamenti ambientali e sociali stanno evidenziando. Su questo argomento Landini ha voluto porre l’attenzione della precarietà del lavoro a cui andranno in contro le generazioni future, sulla necessità di riportare al centro del lavoro il tema della contrattazione, della persona come tale nel mondo del lavoro, ed in generale, altrimenti si rischia la fuga verso altri Paesi dei nostri giovani, di quella che rappresenta la nostra forza produttiva futura. La lotta contro la precarietà, l’assenza di diritti, l’impossibilità di avere salari adeguati alla crescita rappresentano un grave handicap per le generazioni future. Su questo punto si inserisce la lotta che la CGIL e la UIL stanno portando avanti contro il job act, contro la precarietà, per il ripristino dell’articolo 18, per poter dare garanzie a tutti i lavoratori. Esempio emblematico indicato da Landini quello dei dipendenti Amazon i cui dipendenti, oltre 15.000 in totale, sono garantiti nelle tutele, solo se assunti prima dell’avvento del job act a differenza di tutti gli altri che finiscono per considerare ‘normale’ una situazione lavorativa priva di tutele e fortemente precaria. Le iniziative che il sindacato intende portare avanti nei prossimi mesi, compreso un referendum abrogativo del job act, tendono e mirano proprio ad evitare e a continuare politiche occupazionali fortemente divisive e di estrema e, sempre maggiore, precarietà nel mondo del lavoro.

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