La Regione Lazio ha stanziato 8 milioni di euro, che saranno destinati all’affitto di posti letto in strutture sanitarie private in provincia di Latina. Per risolvere il problema del sovraffollamento al Pronto Soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. In tutto fanno 50 i milioni di euro di risorse pubbliche dirottate sulla sanità privata e sottratti a quella pubblica nel Lazio. Come se non bastasse il Presidente della Regione Lazio Rocca ha anche sospeso il Nomenclatore Tariffario, incassando il plauso (manco a dirlo!) dell’Unione Ambulatori e Poliambulatori, sintesi delle più rappresentative associazioni imprenditoriali e di professionisti che operano nel S.S.N. In altre parole una nuova e potente spallata verso l’affossamento del Servizio Sanitario Nazionale e la progressiva privatizzazione della sanita regionale, in piena linea con la politica del governo Meloni.
Le ripercussioni si sono riverberate, immancabilmente anche sui livelli occupazionali nel comparto regionale della sanità. Non si sa, infatti, ancora nulla delle migliaia nuove assunzioni annunciate dal presidente Rocca lo scorso febbraio in Consiglio regionale. Anzi, mentre il governatore continua a foraggiare i privati, anche con i costosi ‘medici a gettone’, rimangono bloccate le graduatorie dei concorsi pubblici.
I numeri del resto parlano chiaro. Con una prima delibera, firmata sempre con l’obiettivo di risolvere il sovraffollamento nei pronto soccorso, Rocca ha stanziato 23 milioni di euro a cui si sono aggiunti, a seguito dell’incendio scoppiato all’ospedale di Tivoli, altri 10,3 milioni di euro e infine, recentemente, altri 8 milioni di euro per la situazione all’ospedale di Latina. A questi stanziamenti vanno aggiunti 8 milioni dati alla Croce Rossa per il servizio accoglienza nei Pronto Soccorso.
In totale, quindi, 50 milioni di euro circa. Ma non basta, visto che la sanità laziale vanta numeri da “record negativo” non di poco conto. Una ulteriore spallata al SSN e a quello regionale. Sono troppe le famiglie che non riescono a far fronte alle spese sanitarie, rinunciando a curarsi. Nessun Paese può essere definito veramente civile se a una persona viene negata assistenza sanitaria perché non ha i soldi per pagarla.
Salvaguardare il Servizio Sanitario Nazionale deve diventare una battaglia trasversale nel Paese. Non possiamo vedere sgretolarsi la prima conquista del welfare italiano. Il Servizio Sanitario Nazionale, sistema che dal 1978 ad oggi ha garantito il maggior incremento dell’aspettativa di vita tra i Paesi ad alto reddito, è ormai al collasso
In particolare mancherebbero 40.000 medici, tra ospedalieri e medici di medicina generale, e 65.000 infermieri, 10 milioni di prestazioni urgenti in arretrato, 4 milioni di persone che rinunciano a curarsi a causa delle liste di attesa e dei costi da sostenere per rivolgersi al privato, 2 milioni di persone si indebitano per curarsi. Abbiamo solo 3,1 posti letto ospedalieri ogni 1000 abitanti (Germania 8, Francia 5). Negli ultimi 20 anni sono stati chiusi 261 ospedali pubblici, i tempi di attesa sono inaccettabili (ad esempio, fino a 24 mesi per una mammografia) per contro la spesa privata in sanità ha superato i 40 miliardi di euro. Ma non basta, a causa delle condizioni di lavoro nei pronto soccorso, metà delle borse di specializzazione per l’emergenza-urgenza non vengono assegnate riducendo, di fatto, il numero dei medici di pronto soccorso. Sotto l’aspetto della retribuzione dei medici italiani pagati 70mila euro in meno all’anno rispetto ai colleghi tedeschi. Gli infermieri italiani vengono pagati 20mila euro in meno all’anno rispetto ai colleghi tedeschi. Negli ultimi 20 anni hanno scelto di lavorare all’estero oltre 180.000 professionisti sanitari. La spesa pubblica pro-capite italiana in sanità è meno della metà di quella tedesca. Non è possibile continuare a foraggiare la sanità privata a discapito di quella pubblica. Viste queste cifre la sanità laziale, ma soprattutto quella nazionale, dovrà annoverare un numero sempre maggiore di famiglie indebitate per curarsi.
I numeri del futuro non sono certo incoraggianti, nel 2025 il finanziamento del SSN sarà pari al 6,2% del PIL, una percentuale inferiore a quella di vent’anni fa. Nessun Paese può essere definito veramente civile se ad una persona viene negata assistenza sanitaria perché non ha i soldi per pagarla.