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Desirée, violentata e uccisa a 16anni, lasciata morire per nascondere la piazza di spaccio

Roma – Furono Gara Mamadou e Yousef Salia, secondo la corte d’assise di Roma, ad abusare sessualmente di Desirèe Mariottini, la 16enne drogata, violentata e uccisa il 18 ottobre in una palazzina occupata abusivamente da spacciatori nel quartiere San Lorenzo a Roma.

A drogarla furono, sempre secondo i giudici d’appello, oltre a Salia e Gara, anche Alinno Chima. Quest’ultimo, insieme Brian Minteh, inoltre non chiamarono i soccorsi che avrebbero potuto salvare la ragazzina di Cisterna di Latina, per evitare che l’arrivo di ambulanze e forze dell’ordine facessero scoprire la loro piazza di spaccio. E’ quanto in sintesi, emerge dalle 80 pagine delle motivazioni alla sentenza con la quale la corte d’assise d’appello, nel processo bis chiesto dalla Cassazione, ha condannato Gara Mamadou a 22 anni, Alinno Chima a 26 anni e Brian Minteh a 18 anni.

La stessa Cassazione aveva condannato in via definitiva Yousef Salia all’ergastolo. Risulta “ormai definitivamente ed irrevocabilmente accertato – si legge nella sentenza –  che il Gara ebbe a concorrere, con Salia e con Alinno, nella cessione reiterata di sostanze stupefacenti e psicotrope alla minore Desirée Mariottini la quale, nella mattina del 18 ottobre 2018, si presentava presso lo stabile di via dei Lucani in conclamato stato di astinenza, alla disperata ricerca di droghe, in cambio delle quali, essendo sprovvista di danaro, era persino disposta ad offrire prestazioni sessuali orali.

Quanto alle sostanze stupefacenti dalla minore assunte – scrivono i giudici-, come accertato dalle sentenze delle Corti di primo e di secondo grado, sul punto divenute irrevocabili, le stesse furono a lei cedute da Salia (eroina e metadone), dall’Alinno (Crack) e dal Gara (benzodiazepine)”. Cristallizzata la condanna per Salia, rischiava l’ergastolo, come chiesto dalla procura generale, anche Gara Mamadou condannato, invece, a 22 anni di carcere.

Era “prevedibile il rischio dell’overdose (e di conseguente morte) per Dersirée”. Si legge nelle motivazioni alla sentenza dell’Appello bis. Secondo la Corte l’imputato, cedendo pasticche di benzodiazepine, ha accettato di corre il “rischio da ritenersi tanto più sostanziale, e tuttavia colposamente ignorato dal Gara, interessato esclusivamente ad abusare sessualmente” della 16enne “in previsione del progressivo e ingravescente stato di malessere della minore” che lui non poteva non riconoscere e che ha “colposamente ignorato”.

Per questo la corte d’assise lo ritiene colpevole del reato di omicidio come conseguenza di altro reato. Gara avrebbe ceduto la droga alla ragazzina, avrebbe abusato di lei, ma “deve escludersi che l’imputato possa essere ritenuto responsabile a titolo di concorso, nel reato di omicidio volontario aggravato” nel senso che a differenza di alcuni coimputati, essendo andato via dai locali occupati a San Lorenzo, non ha partecipato alle fasi in cui è stato impedito “che intervenissero i soccorsi sanitari che avrebbero evitato l’evento morte della minore”.

Una colpa, invece, quella di non aver chiamato i soccorsi, attribuita dai giudici d’Appello, a Minteh e Alinno ai quali, pur “riconosciuta l’estraneità ai fatti di violenza sessuale” vanno ricondotti a loro quei “biasimevoli dolosi atti omissivi ed impeditivi dell’intervento dei soccorsi” al fine di nascondere la loro attività di spaccio.

La 16enne, infatti, dopo la violenza sessuale, morì per overdose e stenti a distanza di ore dallo stupro. Minteh e Alinno, seppure non parteciparono alla violenza sessuale, non chiamarono i soccorsi “al fine di evitare le pregiudizievoli conseguenze che avrebbero potuto conseguire alla scoperta delle attività di spaccio esercitate in quei luoghi”.

Ermanno Amedei      

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