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Crolla la produzione di auto alla Stellantis di Cassino, l’allarme della Cisl

“Non possiamo aspettare che la bomba dell’automotive di Stellantis a Cassino esploda definitivamente in tutta la sua gravità. I dati della produzione sono già allarmanti: nel primo semestre di quest’anno dallo stabilimento di Cassino sono usciti 15.900 veicoli che significa, rispetto allo stesso periodo del 2023, una flessione negativa del 38,7 per cento. Un dato semestrale tra i peggiori nella storia di questo storico stabilimento, tanto che dal mese di gennaio la produzione è organizzata su un solo turno mentre generalmente erano due”.

Lo si legge in una nota di Enrico Coppotelli del segretario generale della Cisl del Lazio e Mirko Marsella e Antonella Valeriani, rispettivamente segretari della Fim e della Femca di Frosinone.

“Eppure, le potenzialità dello stabilimento di Cassino sarebbero enormi, basti pensare che nel 2017 la produzione, solo nel primo trimestre, è stata di 153.263 veicoli con un’occupazione di oltre 4.500 addetti: numeri che nemmeno lontanamente si possono paragonare a quanto sta accadendo ora, dove si produce principalmente il modello dell’Alfa Rome Stelvio (54 per cento), la nuova Maserati Grecale, anche elettrica, (26 per cento) e l’Alfa Rome Giulia (20 per cento)”.

Il dato produttivo “è così basso perché si sta perdendo tempo, tempo preziosissimo, per lanciare i nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia, grazie all’assegnazione della futura piattaforma Stla large bev, le cui produzioni dovrebbero partire tra il 2025 e il 2027 – si legge ancora – . Nell’ultimo incontro del management dell’azienda, i sindacati hanno sottolineato quanto siano positive le notizie delle assegnazioni su Cassino di nuovi modelli ma anche quanto sia importante procedere al più presto con il lancio dei nuovi modelli per limitare l’uso di ammortizzatori. Nel primo semestre sono state 20 le fermate collettive gestite in Contratti di solidarietà (Cds). Nelle restanti giornate il Cds coinvolge mediamente 600 lavoratori al giorno, mentre i lavoratori in trasferta temporanea nei siti Stellantis sono circa 60. Gli operai diretti sono calati a 2700. E potrebbero calare ulteriormente”.

Secondo Mirko Marsella, segretario generale Fim Frosinone “a seguito di un accordo per l’incentivo alle uscite volontarie, fino a dicembre pensiamo che se ne andranno altre 200 persone. Il prossimo anno dovremmo iniziare a vedere i primi modelli e speriamo in qualche miglioramento, ma dobbiamo anche mettere sul piatto che il nostro settore è martoriato dalle scelte sull’elettrico: noi produciamo solo dieci vetture al giorno del modello Grecale full electric. Per questo chiediamo a tutti gli stakeholder un patto su un piano industriale per dare risposte e rilanciare il settore automotive”. In grande sofferenza anche l’indotto perché, con una forte riduzione dei volumi produttivi, si determina una sovraccapacità produttiva.

Su questo punto interviene Antonella Valeriani, segretaria generale Femca Frosinone, affermando che “le aziende dell’indotto Stellantis risentono delle riduzioni degli ordini da parte della casa costruttrice, da cui deriva una riduzione delle attività e l’utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali con un impatto pesante sui salari dei lavoratori. C’è quindi un tema di necessità di ricorso ad Ammortizzatori straordinari, visto che molte aziende stanno esaurendo le settimane previste dalla normativa per quelli ordinari, e c’è un tema di prospettive future”. Anche qui la richiesta alle Istituzioni per avere l’impegno dalla casa costruttrice di mantenere, negli stabilimenti italiani dell’indotto, il lavoro per non mettere a rischio migliaia di lavoratori insieme alle competenze e alla qualità della nostra industria.

Il prossimo 30 settembre ci sarà in Regione Lazio un aggiornamento sulla situazione dello Stabilimento Stellantis di Cassino-Piedimonte San Germano. Indubbiamente apprezziamo l’audizione, ma crediamo che, se davvero vogliamo affrontare i problemi per l’ampiezza e per i riverberi negativi che sta vivendo tutto il basso Lazio a causa della crisi dell’automotive, va ridata centralità alla Legge Regionale 46 del 2002 perché può rimettere al centro lo sviluppo del settore e soprattutto il mantenimento dell’occupazione”.

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