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WINESAPONATIME. Con Giorgia il vino é chiave di lettura e di racconto della Valle della Cupa

ARNESANO (LE). Il primo appuntamento con la rubrica “Winesaponatime” ha come protagonista una figura interessantissima nell’ambito del reale e concreto turismo enogastronomico facente parte di una storica famiglia della Valle della Cupa: abbiamo con noi Giorgia Taurino, laureata in Giurisprudenza, con una specializzazione in contrattualistica internazionale e diritto comunitario, si specializza nel mondo dell’Enoturismo come Sommelier. Insieme a Francesco Chiappalone esprime al meglio la sua indole enoturistica nel progetto Puglia_Wine_Experience, il catalogo di esperienze che mettono insieme Outdoor e Food & Wine. Cura e coccola Casina Spezzaferri, un buen retiro di famiglia, nella Valle della Cupa in agro di Arnesano. Qui tra ospiti, barbatelle, viti e frutteto rende merito al Casino ottocentesco di famiglia ed alla inconsapevole eredità culturale del vino.

Paesaggio Salentino del Vino (Elaborazione D. Sacco)

La incontriamo a Casina Spezzaferri per ascoltare, attraverso questa amichevole chiacchierata, la sua storia, cogliendo l’occasione per fare un viaggio nella realtà enologica ed enoturistica del Salento.

Diamo il benvenuto a Giorgia e chiediamo chi è Giorgia Taurino e quale è la sua giornata tipo.

Buongiorno Dante, mi fa piacere rivederti e grazie per questa occasione di racconto. Chi sono e quale è la mia giornata tipo? Prima di tutto sono mamma di due bimbe che amo oltre ogni altra cosa ed è alla mia famiglia quindi che cerco di dedicare ogni minuto possibile, a volte non senza difficoltà, lo ammetto. Poi arrivano la gestione dell’azienda agricola, gli appuntamenti con i fornitori e i clienti, le consulenze come Sommelier ma soprattutto l’organizzazione delle attività e delle esperienze in Casina Spezzaferri. Infatti, tutti i giorni accolgo personalmente in Casina turisti provenienti da tutto il mondo per esperienze enogastronomiche immersive, sensoriali ed altamente customizzate. È a chi ci viene a trovare che dedico quindi le mie energie, ricevendone altrettante, anzi di più.

Casina Spezzaferri in una foto di inizio novecento (Archivio Taurino).

Qual è la strada che ha percorso per arrivare al vino ed alla sua narrazione. Cosa ha spinto Giorgia a fermarsi nel casolare di famiglia?

La strada è stata lunga, inconsueta, non priva di curve ma anche di paesaggi e prospettive mozzafiato. Romanticherie a parte, sono rientrata in Salento dalla Francia nel 2020, l’anno del COVID, dopo quasi vent’anni di studio e lavoro lontano dal Salento. È stato durante quel soggiorno che ho visualizzato il nuovo futuro della Casina, ed anche il mio, ma da un punto di vista totalmente inesplorato sino ad allora. Era infatti la prima volta che avevo la possibilità di lavorare nel mio Salento, è stata un’illuminazione, una spinta personale profonda ed inarrestabile. Ho riconosciuto così le potenzialità di un luogo da sempre molto caro alla mia famiglia, ho visualizzato ed accettato il mio ruolo di ‘custode’ di quegli spazi e di quella storia, mi sono detta ‘Giorgia, devi tornare indietro, ora o mai più’. E così, quello che doveva essere un semplice periodo di telelavoro in distaccamento dalla Francia si è trasformato in un rientro definitivo in Salento per me e per la mia famiglia. Ho dovuto trovare il coraggio di lasciare un lavoro ‘comodo e prestigioso’ per un progetto complesso e molto lontano dalle mie competenze professionali. Anche sul piano personale e famigliare questa scelta ha avuto delle conseguenze dirompenti, molto difficili. Durante questo viaggio, il vino é diventato chiave di lettura e di racconto, espressione tipica del territorio, ma anche portavoce di storie personali di grande coraggio. Non dovremmo mai dimenticare infatti che ad una bottiglia di vino concorrono numerosissime professionalità, dai tecnici di campo ai divulgatori. Grazie al progetto Puglia Wine Experience, sviluppato in parallelo ed in collaborazione con Francesco, Guida Ambientale Naturalistica e visionario fondatore di Naturalmente Salento, ho iniziato quindi a raccontare il vino e la vigna per come io stessa li stavo conoscendo, in un processo di studio ed approfondimento senza fine. Questo approccio, mai eccessivamente tecnico, ha funzionato, e Puglia Wine Experience, che è stata la prima in Salento a lanciare un formato di esplorazione sensoriale enogastronomica outdoor, oggi ha la sua sede operativa proprio in Casina e lavora principalmente con operatori turistici stranieri, offrendo un catalogo sempre più esclusivo di esperienze enogastronomiche originali e divertentissime.

Casina Spezzaferri. Il palmento e la cantina (Foto D. Sacco).

Il progetto Casina Spezzaferri è certamente la somma delle esperienze maturate negli anni, delle origini che immancabilmente vengono fuori. Come ci si sente ad aprire al mondo dell’enoturismo le proprie stanze e la propria storia familiare?

Dante, questo è forse per me il tema più delicato. La forza di Casina Spezzaferri è di aver mantenuto intatti ambienti ed atmosfere realmente autentiche ed originali. Questo viene percepito dai nostri ospiti, che si sentono immersi in un luogo unico e si lasciano guidare con entusiasmo in un viaggio nel tempo. Al contempo, Casina Spezzaferri, è ancora la residenza estiva della mia famiglia ed è viva grazie allo sguardo ed alle energie di chi li abita.    Una commistione a volte complessa da gestire ma che genera un racconto potente, che arriva dritto al cuore di chi ci viene a trovare. Mi rende molto felice, infatti, poter parlare ogni giorno della storia della mia famiglia e popolare il cuore e lo sguardo dei nostri ospiti con personaggi e fatti realmente accaduti in quel luogo così antico ed affascinante. Naturalmente, sono accompagnata in questa delicata transizione dallo sguardo costruttivo della mia famiglia, in particolare di mia madre Salvina, che ha accolto questo progetto e questa nuova veste di Casina Spezzaferri con un entusiasmo quasi pari al mio.

Giorgia Taurino, custode di Casina Spezzaferri. (Foto D. Sacco).

La tua volontà di investire nell’enoturismo, nelle esperienze immersive outdoor e nell’attività ricettiva, la tua sincera e spontanea ospitalità sono da esempio per un turismo di prossimità più consapevole. Cosa vorrebbe Giorgia dal territorio e cosa in più farebbe Giorgia per il territorio che accompagna la sua attività professionale?

Il racconto del territorio salentino in generale, e della Valle della Cupa in particolare, è una parte importante del progetto Casina Spezzaferri ed io, avendone sentito la mancanza profonda durante i miei molti anni da espatriata, sento di viverlo e raccontarlo con l’entusiasmo di chi ha ritrovato qualcosa che credeva fosse inesorabilmente perduto. Vedo bellezza e valore in aspetti del quotidiano che chi non si è mai allontanato da qui, forse, non riconosce neanche più. Certo, il nostro è un territorio per molti aspetti difficile e ancora attraversato da dinamiche politiche ed istituzionali a volte apparentemente non comprensibili. Molte promesse di sostegno si sono trasformate poi in nulla di fatto e anche sul piano della cooperazione reale tra operatori del settore mi sembra ci sia davvero tanto da fare. Il sostegno del territorio è essenziale per superare l’autoreferenzialità e sopravvivere alle sfide reali dell’agricoltura e dell’imprenditoria future e la Valle della Cupa è uno scrigno che racchiude molte realtà agricole oserei dire ‘eroiche. È proprio qui che spero che Casina Spezzaferri venga sempre più accolta come laboratorio di ruralità ed enoturismo oltre che a potenziale ‘hub enogastronomico’ della Valle della Cupa.   Un mio personale sogno nel cassetto è di portare avanti progetti sociali e culturali esclusivamente al femminile, con l’auspicio di poter restituire alle comunità locali una piccola occasione di sviluppo. Nella mia visione, infatti, Casina Spezzaferri appartiene alla Valle della Cupa ed a tutte le generazioni che prima di me l’hanno vissuta e vi hanno contribuito.

Casina Spezzaferri. I capasoni (Foto D. Sacco).

Casina Spezzaferri. Impianto ad alberello con tutore litico (Foto D. Sacco).

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