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La città diventata polvere, a 8 anni Amatrice ricorda l’inferno. Il sindaco a Meloni “venga a trovarci”

Amatrice – Otto anni fa, una scossa di magnitudo 6.0 strappò 237 vite ad Amatrice, 51 ad Arquata del Tronto e 11 a Accumoli.

In tutto le vittime furono 299. Conosciuta in tutto il mondo per la pasta all’amatriciana, Amatrice, dalla notte del 24 agosto 2016, divenne tristemente nota anche per la tragedia che devastò il centro Italia.

La terrà cominciò a tremare alle 3,36 quando molti dei turisti o amatriciani residenti all’estero rientrati per le vacanze estive, erano appena rincasati dopo aver partecipato alla sagra che si era svolta nel centro storico: quel centro storico che in una manciata di secondi venne sbriciolato.

Buio, polvere, edifici crollati, gente che gridava sotto le macere e strade interrotte o coperte dai detriti che ostacolavano i soccorsi: un inferno in cui i sopravvissuti si trovarono a scavare con le mani, e al buio, al fianco dei soccorritori nella speranza di trovare vivi i parenti sommersi dalle macerie.

Amatrice non dimentica e domani alle 10 si ritroverà presso il Monumento dedicato alle vittime. Il sindaco della cittadina del Reatino, Giorgio Cortellesi, ha lanciato un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni dicendole “l’invito che Le rivolgo, come primo cittadino di Amatrice è di venire a trovarci quanto prima” perché, dice il sindaco “se lei viene sarà l’occasione privilegiata per poterle riferire e riassumere direttamente il lavoro che stiamo svolgendo per poter ripartire e tutte le difficoltà che abbiamo incontrato finora, dal superbonus, dall’aumento dei materiali, alla burocrazia”.

Una ricostruzione che oltre ad essere fisica “deve essere anche culturale, morale, sociale, economica” per evitare lo spopolamento delle aree appenniniche che “nel suo discorso di investitura ha definito essere una delle battaglie centrali del Suo governo”.

La Ricostruzione accelera “e i primi nostri numeri parlano chiaro: 11 aggregati avviati nel centro storico, 576 cantieri aperti tra il centro e le Frazioni, 118 case ricostruite. Ma ci sono alcune domande che aspettano risposte. Abbiamo chiesto un tavolo istituzionale per affrontare definitivamente la questione delle Sae (le strutture abitative emergenziali), strutture di proprietà del ministero della Protezione civile edificate su suoli privati; un tavolo per riportare l’intero ciclo scolastico dell’Alberghiero ad Amatrice, materie attualmente suddivise nella provincia e una regola definitiva per dare tempi certi alla ricostruzione”.

Una cosa su tutto, continua Cortellesi, “una Zona economica speciale nei territori maggiormente colpiti dal sisma che hanno zone rosse, come Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto”.

Ermanno Amedei

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