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Ecosistema Urbano 2024: Frosinone continua inesorabile la discesa è al 93esimo posto in Italia

FROSINONE – Preoccupante la situazione ambientale di Frosinone nell’ambito del rapporto annuale di Ecosistema Urbano, la tradizionale classifica stilata da Legambiente e pubblicata dal Sole 24Ore, che tiene conto di 20 indicatori distribuiti in 6 aree tematiche (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia), che scatta una fotografia delle città capoluoghi di provincia, tra tante difficoltà e pochi miglioramenti.

In questa classifica, che prende in considerazione la situazione la situazione ambientale dei 106 capoluoghi di provincia nazionali, Frosinone si posiziona al 93esimo posto nell’edizione 2024 dell’Ecosistema Urbano, perdendo ben 13 posizioni rispetto allo scorso anno.

Per quanto riguarda lo smog e il consumo idrico, l’indagine, svolta è poco lusinghiera circa le performance di Frosinone. Il capoluogo si posiziona al 76esimo posto come Biossido di Azoto, al 79esimo per le Pm 10 e al 56esimo per le Pm 2,5. Male anche i consumi idrici al 78esimo posto, e dispersioni idriche, addirittura al 92esimo. Leggermente meglio per rifiuti prodotti e raccolta differenziata 46esimo posto.

Sul Trasporto pubblico, isole pedonali e tasso di motorizzazione, il Capoluogo viaggia molto male, anzi malissimo, i passeggeri del trasporto pubblico fa segnare addirittura il 100esimo posto, male anche l’offerta del trasporto pubblico (73esima posizione) e per le isole pedonali (102esima posizione). Per quanto riguarda la Ztl Frosinone si piazza all’81esimo posto, mentre per le piste ciclabili il 61esimo. Come noto ultime posizioni per il tasso di motorizzazione (105esimo posto su 106 capoluoghi).

Migliora, si fa per dire, per il verde totale con la 39esima posizione in Italia. Pochi gli alberi (84esima posizione). Male anche per il solare pubblico con il penultimo posto in Italia. Consumo del suolo al 92esimo posto.

Dando uno sguardo alla classifica generale, quest’anno la Regina green della vivibilità ambientale urbana è Reggio Emilia, seguita da Trento e Parma. L’Emilia Romagna è la regione con più capoluoghi green nella top ten, tra questi c’è anche Bologna, new entry e unica grande città nella prime dieci posizioni (lo scorso anno era 24esima). Le altre metropoli arrancano: Milano si piazza al 56esimo posto in classifica, ma eccelle nel trasporto pubblico, mentre Napoli arriva quasi in fondo alla graduatoria, è 103 esima, lo scorso anno era 98esima. Roma sale in graduatoria al 65esimo posto (nel 2023 era 89esima).

Il centro Italia se la cava, con Macerata (23esima), Siena (26) e Livorno (29) tra i capoluoghi che si piazzano meglio in classifica.

Male, invece, il Meridione con otto capoluoghi tra le ultime 10 della graduatoria: Caserta (98esima), Catanzaro (99), Vibo Valentia (101), Palermo (102), Napoli (103), Crotone (104), Reggio Calabria (105), Catania (106) che lo scorso anno era penultima. Da segnalare, invece, Cosenza (13esima) che pur peggiorando leggermente, è l’unica città del Sud nelle prime 15 posizioni, seguita al 24esimo posto da Cagliari. Tra le poche note positive per il Mezzogiorno, il primato della qualità dell’aria va a L’Aquila (prima per minore incidenza di PM10) che vanta in materia una situazione “ottima”. Giudicata “buona” anche l’aria di Ragusa.

Ad incidere negativamente sulle performance ambientali dei comuni capoluogo, oltre ai problemi cronici irrisolti come smog, inquinamento, consumo di suolo, pesano i ritardi nel contrasto alla crisi climatica, su rigenerazione urbana, efficienza energetica, mobilità sostenibile e gli impatti dell’overtourism, un tema nuovo e in espansione nei nostri centri urbani. Sui temi della rigenerazione urbana e dell’overturism il rapporto dedica ampio spazio con 2 focus di approfondimento.

Concludendo, nelle città è in atto una rivoluzione ecologica ma è troppa lenta. Per città più sostenibili, resilienti e sicure servono politiche coraggiose e risorse economiche all’altezza della sfida. Manca una visione d’insieme, una strategia nazionale urbana che non lasci soli i comuni nell’affrontare i temi legati a sicurezza e vivibilità. A partire dall’adattamento alla crisi climatica, che causa sempre più danni e perdite di vite umane; alla rigenerazione urbana e alla messa in sicurezza degli edifici, dalla presenza di amianto e dal rischio terremoti; alla lotta allo smog, che causa quasi 50mila morti premature solo per il PM2,5.

Dai dati di questa edizione del rapporto emerge con evidenza come l’unica via sostenibile per rilanciare davvero il Paese, cominciando dalle città, sia ripensare le realtà urbane del futuro con meno auto e più mezzi meno inquinanti, su ferro ed elettrici, più mobilità sostenibile ed economia circolare, più infrastrutture intelligenti.

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