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Finanziavano la politica per compiere abusi edilizi in Trentino Alto Adige, 9 arresti tra imprenditori e amministratori

Trentino Alto Adige – Finanziavano campagne elettorali per poter avere le mani libere sulle speculazioni edilizie nel Trentino Alto Adige. Ne sono convinti gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura della Repubblica di Trento, che hanno coordinato indagini condotte dal Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Bolzano e i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Trento.

Sono stati loro i militari che questa mattina hanno eseguito un’ordinanza che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di nove persone sottoposte ad indagine: un sindaco, quattro professionisti, tre imprenditori di altissimo livello (uno austriaco) e un dirigente comunale.
E’ stata delegata ai militari l’effettuazione di oltre 100 perquisizioni nei confronti di altre persone sottoposte ad indagine, società ed enti pubblici territoriali nelle province di Trento, Bolzano, Brescia, Milano, Pavia, Roma e Verona nonché all’estero attraverso i canali di cooperazione giudiziaria
internazionale. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Trento, è scaturito da una complessa attività investigativa di polizia giudiziaria e tributaria, svolta da appartenenti all’Arma dei Carabinieri e dal Corpo della Guardia di Finanza con efficiente sinergia investigativa, nella tutela della legalità e dell’integrità della pubblica amministrazione.
Le indagini hanno ipotizzato l’esistenza di una sorta di gruppo affaristico in grado di influenzare o controllare le principali iniziative della pubblica amministrazione, soprattutto nel settore della speculazione edilizia in Trentino Alto Adige/Sud Südtirol. Gli imprenditori coinvolti si sarebbero resi disponibili a finanziare le campagne elettorali di amministratori pubblici, ottenendo poi agevolazioni,
procedure semplificate e concessioni per iniziative immobiliari.
Le accuse contestate includono: associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, oltre a diversi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini coinvolgono 77 persone fisiche, tra cui 11 amministratori pubblici, 20 dirigenti e funzionari di enti locali e società partecipate, membri delle forze dell’ordine, professionisti e imprenditori.
Inoltre, numerose persone giuridiche sono state segnalate per responsabilità amministrativa ai sensi del d.lgs. 231/2001.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha condiviso la contestazione dell’utilizzo del metodo mafioso per il reato di associazione per delinquere ipotizzato dalla Procura della Repubblica in base ai contenuti dell’art. 416 bis.1. del Codice penale.
Con riferimento al rilievo sociale, economico e finanziario delle indagini, ricorrono specifiche ragioni di interesse pubblico per la diffusione del presente comunicato stampa, in ottemperanza alle disposizioni contenute nel D. Lgs n. 188/2021.
Si rappresenta che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna. Il procedimento è nella fase delle indagini preliminari.

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