Lo stalking dei call centre, dirigente polizia postale Lazio, “siamo vulnerabili” 

Lo stalking dei call centre, dirigente polizia postale Lazio, “siamo vulnerabili” 

28 Gennaio 2025 0 Di redazione

Lazio – L’aggressività che gli utenti del Lazio devono subire dai call centre e l’impunità degli operatori, anche quelli più truffaldini, dimostra che “siamo ancora molto vulnerabili”. Lo dice Barbara Strappato, primo dirigente della polizia postale a www.ilpuntoamezzogiorno.it.

Il telefono squilla di continuo, anche decina di volte al giorno ed è forte la tentazione di non rispondere a quel numero non registrato in rubrica, ma poi si cede temendo di perdere una telefonata importante. I call center riempiono così le giornate con proposte di ogni genere e assolutamente non richieste: dal cambio del gestore della telefonia mobile, al contratto per la linea fissa domestica, alle utenze di luce e gas, ma anche improbabili investimenti on line.

Una azione che spesso sconfina nello “stalking”, inutile chiedere di non essere più ricontattati

Una azione che spesso sconfina nello “stalking” che riguarda tutto il Paese ma sembra essersi concentrata sul Lazio. Inutile chiedere di non essere più ricontattati, oppure inserire il numero nella black list segnalandolo come spam, inutile essere gentili o insultare gli operatori minacciandoli di denuncia alla polizia postale; il telefono tornerà a squillare di lì a poco, da un’altra utenza telefonica interrompendo qualsiasi cosa si stia facendo. Il problema è la confusione che spesso gli operatori generano negli anziani. La loro aggressività nel proporre le loro offerte li porta a oltrepassare il limite della truffa soprattutto quando, nel proporre di cambiare gestore del servizio luce e gas, arrivano ad annunciare il rischio della cessazione del servizio da parte del gestore in corso di contratto “rimanere al freddo”.

Per questo, la signora Gaia residente nel cassinate, ha accettato di stipulare un contratto per l’erogazione energetica con una compagnia diversa da quella che aveva, trovandosi poi con una bolletta più che raddoppiata. Sebastiano di Cerveteri dice “mi chiamano in media una decina di volte al giorno, ma io non ho nessuna utenza intestata, ce le ha tutte mia moglie e posso tranquillamente dirgli che non mi interessa nulla nonostante le insistenze”.

Sono pochi gli strumenti per difendersi, talvolta anche poco efficaci ma se adottati servono come limitatore del fenomeno. “Abbiamo preparato quest’anno una sorta di Calendario dell’Avvento Cyber. Su internet, ogni giorno, mentre si avvicinava il Natale, l’utente scopriva una casella e, invece del cioccolatino, riceveva il consiglio per difendersi dalle minacce del web”. Dice la dirigente della polizia postale.

Per difendersi il primo strumento è l’iscrizione al registro pubblico delle opposizioni

Per difendersi dai call centre “il primo strumento è l’iscrizione al registro delle opposizioni. Una iscrizione che è meglio rinnovare ogni due o tre mesi e per un po’ funziona”. Incuriosisce su come i call centre reperiscono i dati sulle persone chiamate. “Sono pacchetti di dati che comprano da hacker. Dati rubati durante gli attacchi informatici alle aziende. Dati che noi stessi forniamo alle aziende quando facciamo una iscrizione on line. Tutti abbiamo una scheda al supermercato o dal negoziante di fiducia a cui abbiamo fornito i nostri dati quali numero di telefono e mail. Immaginiamo la struttura informatica del negoziante, facilmente attaccabile, tanto che i responsabili del sistema talvolta neanche si accorgono del furto di dati”.

Pacchetti di dati che vengono venduti ai gestori dei call centre ed è impossibile pensare ad una azione legale contro di loro che ne fanno uso perché “è impossibile o difficilissimo risalire alle utenze telefoniche che adoperano per chiamare in quanto generate da internet, e la numerazione cambia di chiamata in chiamata”. E’ un sistema questo chiamato spoofing. 

Il truffatore chiama con il correntista con il numero di telefono del tutto simile a quello della sua banca

“Siamo ancora molto vulnerabili – continua Strappato – e l’impiego di questo sistema nel campo delle truffe è vasto. Lavoriamo molto anche sulle proposte di lavoro che fanno breccia sulle necessità della gente. Chiedono piccoli contributi per la spedizione di materiale informativo e poi spariscono. Oppure le classiche richieste di contributi per improbabili opere di beneficenza, ma le truffe più pericolose sono quelle fatte ai titolari di conti correnti. Il truffatore chiama con il correntista con il numero di telefono del tutto simile a quello della sua banca. Lo avverte di movimenti anomali sul conto e che, ovviamente la vittima sa di non aver fatto. Quindi si consiglia di spostare soldi, dal proprio conto corrente ‘sotto attacco’ ad un conto sicuro. Ovviamente, fatta l’operazione, i soldi e il truffatore scompare”. Una operazione di questo tipo “è stata effettuata anche nel Lazio dove abbiamo effettuato diverse perquisizioni”. L’unica certezza che hanno anche gli investigatori è che “arginato questo tipo di truffa, ce ne saranno sempre altre che i truffatori inventeranno”.

L’unica arma di difesa che funziona sempre “è la diffidenza

Quindi, l’unica arma di difesa che funziona sempre “è la diffidenza. Non fare mai quello che l’operatore ti dice di fare anche se ti porterà fretta”. Questo vale sia per le “offerte irripetibili in scadenza” che per i “rischi imminenti di catastrofi”. “Bisogna prendere tempo, e effettuare verifiche prima di acconsentire o effettuare qualsiasi tipo di azione. Il truffatore, infatti, ha sempre fretta e deve far in modo che la vittima non trovi il tempo di ragionare”. Quindi, riflettiamo e nel frattempo, verifichiamo le notizie che l’operatore ci ha fornito. 

Ermanno Amedei