Fregellae, la Pompei del frusinate in stato di abbandono. Il gioiello archeologico di Arce dimenticato
12 Ottobre 2016Arce – Un gioiello dell’archeologia romana abbandonata all’incuria. Parliamo di Fregellae, la colonia latina fondata nel 328 a.C. lungo la Via Latina, immediatamente a sinistra del fiume Liri, poco prima della confluenza con il fiume Sacco.
Gli scavi realizzati sul pianoro dall’Università di Perugia e di Cambridge hanno rivelato l’esistenza del foro, lungo circa 150 metri, i resti di un piccolo tempio, i resti del comizio, che presenta la normale forma circolare inserita entro un recinto quadrato. Inoltre troviamo i resti cospicui di circa dieci domus, case private, riccamente decorate da mosaici e affreschi.
Con uno sforzo cospicuo si è provveduto a metà degli anni Novanta a musealizzare l’area e renderla fruibile e coperta da quattro strutture in legno lamellare per un totale di circa 3000 metri quadri di copertura. Quindi camminare oggi all’interno di Fregellae ti consentirebbe di rivivere gli spazi ed il tempo domestico dei romani che nel quarto secolo avanti Cristo abitarono tale pianoro. E senza piaggeria si può definire Fregellae come la Pompei del frusinate.
Ma purtroppo, al di là della ricchezza e del valore storico del sito, vi troviamo similitudini forti nello stato di abbandono e degrado in cui versano il sito e degli hangar che coprono gli scavi. Dovunque troviamo una situazione di fatiscenza. Le assi in legno lamellare sono contorte dagli agenti atmosferici e per la mancanza della necessaria manutenzione, spesso piove sui mosaici e sulle aree attrezzate per la didattica al coperto. La scarsa vigilanza e l’assenza di impianti di sorveglianza concedono a liberi fruitori di entrare per curiosità e talvolta per bivaccare.
La recinzione è malmessa e coperta dalla vegetazione che spesso va in aderenza alle strutture lignee, che in caso di incendio, frequenti nelle campagne, rischierebbe di distruggere quanto fatto negli anni e le stesse rovine archeologiche. Il sito, posto a pochi chilometri dal casello di Ceprano si trova così in abbandono e non sfrutta la positività viaria e geografica che lo farebbe diventare un elemento di valore per il turismo locale.
L’area è quasi sempre chiusa ed il personale comunale incaricato per l’apertura spesso non è disponibile per ovvi motivi di sovraccarico di mansioni o leciti motivi di orario. In tal modo chi percorre la Strada Regionale 82 Valle del Liri può solo immaginare cosa si nasconde al di là delle siepi e tra i campi ancora coltivati. Non sa e, allo stato attuale delle cose, neanche può immaginare che una sosta di poche ore può portarlo indietro di duemila e quattrocento anni tra le stanze dei Fregellani, vicino al tempio di Esculapio e sulle orme di chi ha percorso prima di noi la via Latina che collegava Roma al Lazio Meridionale.
D.S.