I Gurkha a Cassino, le guardie della Regina di Inghilterra hanno studiato i campi di battaglia sulla Gustav
10 Luglio 2017Cassino – Una delegazione di 25 militari del Royal Gurkha Rifles ha visitato il Cassinate in questi giorni nell’ambito di uno staff ride, uno studio accurato dei campi di battaglia finalizzato a trarre insegnamenti per applicazioni attuali e future operazioni militari. I Gurkha, di etnia nepalese, iniziarono a essere arruolati come volontari nella Compagnia Britannica delle Indie Orientali, dopo la guerra Anglo-Nepalese del 1812-1815 e si sono sempre distinti come soldati leali, valorosi e disciplinati, dopo l’indipendenza dell’India, alcuni dei loro reggimenti entrarono a far parte dell’esercito britannico costituendo i Royal Gurkha Rifles, gli stessi che, nella seconda guerra mondiale, durante la Campagna d’Italia, precisamente a partire dal febbraio del 1944 fino allo sfondamento della Linea Gustav, avvenuto nel maggio dello stesso anno, furono impiegati a Cassino. Ed è proprio nella Città martire, e sulle sue colline, che questi soldati di piccola statura ma assai robusti e particolarmente feroci, anche a detta dei tedeschi che li temevano ma stimavano allo stesso tempo, si distinsero nei molteplici attacchi.
Prima a febbraio del 1944, a nord di Montecassino, e successivamente a partire dal 15 marzo – data tristemente nota ai Cassinati per via della quasi totale distruzione della Città a seguito di un pesante bombardamento aereo – alcuni reparti Gurkha furono dislocati in un settore particolarmente ostile e esposto del fronte: il ripido costone meridionale del Sacro Monte. Lo slancio finale di questo ardito attacco avrebbe potenzialmente permesso alle truppe indiane di prendere contatto con altre unità , corazzate, che erano state incaricate di effettuare un attacco da nord est finalizzato ad attirare forze tedesche alle spalle del Monastero. Così facendo l’ala che affaccia sulla città di Cassino sarebbe rimasta maggiormente sguarnita e quindi più facilmente conquistabile. I piani Alleati prevedevano che i Gurkha raggiungessero la Collina di Venere, sito conosciuto anche con il toponimo militare: Hangman’s Hill, letteralmente ‘collina dell’impiccato’. Tale macabro nome si deve alla presenza su quel sito del traliccio portante della funivia che collegava Montecassino alla Città ; quando questo, a seguito dei bombardamenti e cannoneggiamenti, venne ridotto a un ammasso di metallo, assumendo la silhoulette di un vero e proprio patibolo, gli Alleati non persero l’occasione per ribattezzarlo con un appellativo ancora oggi in grado di evocare la eco di quei sanguinosi giorni di combattimenti. Su questa collina i militari nepalesi, che affrontarono con tenacia i paracadutisti tedeschi della 1. Fallschirmjager Division (1a divisione), restarono isolati per diversi giorni a partire dal 17 di marzo del 1944, con la sola possibilità di ricevere rifornimenti aviolanciati, spesso lontano dalle loro linee, vista anche la posizione assai critica, sotto la diretta osservazione e tiro del nemico. Di un organico iniziale di quasi un migliaio di uomini, dopo giorni di estenuante e coriacea battaglia, solo otto ufficiali e 177 militari di altro grado riuscirono a sopravvivere e a tornare dietro le linee alleate. Un sacrificio enorme che ancora oggi è ricordato nelle scuole militari di tutto il mondo. Il generale Sir Francis Tuker, al tempo comandante della 4th Indian Division (4a divisione indiana), in cui erano inquadrati i reparti Gurkha, commentando le gesta dei soldati, disse che tale battaglia sarebbe stata ricordata nella storia come «una delle più ostinate mai combattute». Proprio questa collina, Hangman’s Hill, è stata una delle tappe più importanti dello staff ride che ha toccato, tra gli altri luoghi storici: l’Abbazia di Montecassino, Rocca Janula, Cassino, Terelle, Sant’Angelo in Theodice e i cimiteri militari.
L’Associazione Linea Gustav, di Piedimonte San Germano, da sempre impegnata nello studio e nella valorizzazione dei luoghi delle battaglie, è stata nuovamente scelta come organizzazione di riferimento per gli approfondimenti storici e per la logistica, vista la decennale, dettagliata, conoscenza del terreno dei combattimenti. L’evento, di più giorni, si è concluso con la visita dei campi di battaglia di Sant’Angelo in Theodice, frazione di Cassino in cui i Gurkha entrarono vittoriosi nel maggio del 1944, e una funzione presso il Cimitero del Commonwealth, dove i militari hanno voluto rendere omaggio ai loro connazionali caduti. Al termine della stessa, in segno di apprezzamento per «l’inestimabile supporto prestato, senza il quale lo staff ride non sarebbe stato possibile, ma anche per l’opera di sensibilizzazione attraverso la quale si contribuiscono a mantenere vive la memoria e le gesta dei militari», il Maggiore Raj Rai ha voluto fare dono all’Associazione Linea Gustav, nella persona del suo presidente Damiano Parravano, di un crest che ritrae l’emblema del 2nd Royal Gurkha Rifles, esprimendo l’accorato proposito di intraprendere una duratura e proficua collaborazione finalizzata alla valorizzazione della memoria dei Gurkha che combatterono e morirono nel Cassinate. «Quando eravamo su Hangman’s Hill – ha concluso il Maggiore – ho provato un sentimento per me difficile da esprimere ma che mi ha fatto sentire orgoglioso di essere un Gurkha».
«La battaglie per la presa della Linea Gustav – dichiara il presidente Damiano Parravano – hanno visto l’avvicendarsi di decine e decine di etnie, caratterizzate da culture e lingue differenti. Alcune di queste oggi vengono ricordate con grande disprezzo a seguito delle innumerevoli violenze e razzie perpetuate a danno della inerme popolazione civile, nonostante l’innegabile rispetto guadagnato sul campo di battaglia. Non è il caso dei Gurkha, soldati la cui condotta e il cui coraggio sono da sempre segni di distinzione. Essi – aggiunge il Presidente -, sono ben ricordati ovunque abbiano combattuto, soprattutto dai civili. A Cassino hanno mostrato una tenacia e una resistenza fisica fuori dalla norma, fronteggiando con determinazione una delle unità d’élite della Wehrmacht, tra le più motivate e preparate della seconda guerra mondiale, i paracadutisti tedeschi, conosciuti anche con il nome di ‘diavoli verdi di Montecassino’. Aver avuto la fortuna di essere al loro fianco per diversi giorni – conclude Parravano – mi ha permesso di apprezzare non solo le rinomate capacità militari ma anche le qualità umane di questi soldati, innegabilmente umili e la cui integrità morale e senso di abnegazione sono quanto di più sorprendente abbia mai visto nella mia vita. Onore ai loro nonni che hanno sacrificato le loro esistenze combattendo valorosamente ma lasciando un segno positivo e indelebile nella dolorosa vicenda bellica che ha interessato la Terra Sancti Benedicti». La notizia dello staff ride, e la collaborazione con l’Associazione, hanno avuto ampia diffusione sui media nepalesi che hanno voluto darne particolare risalto nelle prime pagine dei giornali.