Latina – Un giudice del Tribunale di Latina e di due professionisti sono stati arrestati questa mattina per i corruzione ed induzione indebita. Ad eseguire la misura cautelare sono stati gli uomini della guardia di Finanza di Perugia su disposizione della procura dello stesso capoluogo umbro.
I due professionisti romani hanno incarichi di collaborazione nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria di beni sequestrati. I reati contestati ai predetti, a vario titolo, sono quelli di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione in atti giudiziari ed induzione indebita a dare o promettere utilità. La procura di Perugia nella nota spiega che le identità sono state divulgate perché “pur consapevole dell’esigenza di dover garantire ai predetti soggetti il diritto costituzionale ad essere considerati non colpevoli fino alla pronuncia di una sentenza irrevocabile di condanna e ribadendo, quindi, che, allo stato, nei confronti degli stessi sussistono solo gravi indizi di colpevolezza e non certo prove di responsabilità, si ritiene, però, che nel caso di specie sussistano ragioni di interesse pubblico oltre che alla conoscenza dei fatti oggetto dell’indagine anche all’individuazione di chi siano le persone allo stato raggiunte dagli elementi indiziari.
Ciò in quanto – si legge – , in relazione soprattutto alla particolare delicatezza delle funzioni svolte da una delle persone indicate, bisogna evitare che comportamenti che, allo stato, appaiono riferiti a specifici soggetti, pur connotati da particolare gravità, possano gettare ingiustificato discredito sull’intero contesto lavorativo e professionale. Le persone raggiunte da ordinanza cautelare sono in particolare: Castriota Giorgia, giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Latina; Ferraro Silvano e Vitto Stefania, entrambi collaboratori nell’ambito di procedure di amministrazione giudiziaria. Castriota e Ferraro sono destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere, la Vitto di ordinanza cautelare degli arresti domiciliari”.
L’indagine sarebbe nata dalla denuncia presentata dal rappresentante legale pro tempore di diverse società, tutte riconducibili al medesimo gruppo operante nel settore della logistica, sottoposte a sequestro nell’ambito di un procedimento incardinato per reati tributari, presso la Procura della Repubblica di Latina.
L’imprenditore lamentava irregolarità e condotte non trasparenti che vi sarebbero state nella gestione dei compendi aziendali sequestrati e che, secondo quanto da lui prospettato, sarebbero state poste in essere dagli amministratori giudiziari e dal coadiutore, con l’avallo del giudice per le indagini preliminari. Una indagine che, vedendo coinvolto un magistrato, è passato di competenza alla procura di Perugia. Gli investigatori, attraverso l’esame di tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, acquisizione di documentazione bancaria, disamina delle movimentazioni finanziarie dei soggetti coinvolti e, soprattutto, mediante l’espletamento di intercettazioni telefoniche ed ambientali che, ancora una volta, sono risultate assolutamente determinati ai fini investigativi, per l’individuazione dei gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati.
E’ stata così ricostruita la rete di rapporti amicali e di frequentazione fra i vari soggetti che, all’interno dell’amministrazione giudiziaria, hanno percepito e stanno tuttora percependo compensi particolarmente cospicui. Secondo quanto emerso dalle investigazioni, il conferimento degli incarichi sarebbe avvenuto al di fuori di qualsiasi criterio oggettivo nonostante il divieto di assumere il ruolo di amministratore giudiziario e coadiutore da parte di coloro che hanno, con il magistrato che conferisce l’incarico, una “assidua frequentazione”, intendendosi per tale “quella derivante da una relazione sentimentale o da un rapporto di amicizia stabilmente protrattosi nel tempo e connotato da reciproca confidenza, nonché il rapporto di frequentazione tra commensali abituali”.
Il Gip del Tribunale di Perugia nell’ordinanza cautelare scrive di intravedere “un chiaro quadro di accordo corruttivo e di vendita della funzione, nel quale soggetti, all’interno dell’amministrazione, già legati da rapporti personali pregressi, retrocedevano al Magistrato, sotto forma di contributo mensile ed altre regalie, parte del denaro liquidava loro per l’adempimento degli incarichi”. Tra i benefit concessi al magistrato ci sarebbero anche gioielli, orologi, viaggi e un abbonamento annuale per assistere in tribuna d’onore dello stadio Olimpico alle partite di una squadra calcio.
Nella misura cautelare, sono, infine, indicati plurimi atti contrari ai doveri d’ufficio che il Giudice di Latina avrebbe tenuto nella la gestione delle società raggiunte da sequestri. Si tratterebbe, secondo quanto allo stato accertato, di condotte quali l’omessa vigilanza o la mancata denuncia di attività illecite da parte degli ex amministratori, ma anche di condotte attive, come l’intenzione di portare le società al fallimento e nominare curatori gli stessi professionisti, con lo scopo, verosimilmente, di mantenere il controllo sulla procedura e non perdere la fonte di guadagno oltre a quello di tutelare sé stesso da ingerenze esterne e da eventuali soggetti estranei, che avrebbero potuto evidenziare le criticità o la mala genio dell’amministrazione giudiziaria.
Gli accertamenti investigativi non si limitano ai soli tre soggetti per i quali è stata richiesta ed ottenuta ordinanza cautelare, risultando, allo stato, indagati anche altri due professionisti coinvolti nelle medesime amministrazioni giudiziarie. Sono, infatti, in queste ore in corso di esecuzione, da parte direttamente di magistrati di questo Ufficio e dei finanzieri del Nucleo PEF di Perugia, perquisizioni nonché acquisizioni di informazioni da persone informate sui fatti, al fine di riscontrare se lo schema delineato nell’amministrazione giudiziaria oggetto di indagine sia già stato utilizzato in altri casi, con i medesimi risultati e con il coinvolgimento anche di altre persone.