Duplice omicidio, furia cieca scatenata da un muretto
12 Ottobre 2010Un muro di confine tra due proprietà sarebbe stata la causa che avrbbe fatto scoccare la follia omicida nella mente di Sebastiano Migliorelli, l’uomo che venerì sera ha ucciso il fratello Vincenzo e la nuora Anna Spiridigliozzi. Ieri mattina, il reo confesso omicida, è stato incontrato dal Gip dl tribunale di Cassino nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Al magistrato, l’uomo, assistito dall’avvocato Emanuele Miranda, ha raccontato la dinamica di quanto accaduto quel venerdì maledetto, quando, all’ennesimo litigio con il fratello Vincenzo, questa volta per via di un muretto, la sua mente sarebbe stata oscurata dalla rabbia e, trovandosi in tasca la pistola che veva portato a pulire (con tanto di munizionamento) lo ha trivellato con nove colpi. Quella pistola, ha anche detto, non aveva mai sparato, ma quel giorno, evidentemente, avrebbe fatto gli straordinari. Infatti, dopo, quell’episodio, sempre secondo il racconto fatto al giudice, convinto ormai che il carcere era inevitabile, Sebastiano sarebbe andato a cercare il nipote, nato dal matrimonio tra Anna Spiridigliozzi e il figlio, quest’ultimo morto due anni prima per incidente stradale. A casa della nonna materna, dove i due vivevano, però, non c’era e lo ha quindi raggiunto a casa della zia dove il bimbo di 5 anni era andato insieme alla madre. E’ stato lì che, dopo aver salutato il bambino, con la nuora avrebbe iniziato a litigare per via di una relazione che la donna aveva iniziato con un altro uomo. Ancora la furia omicida e ancor colpi della stessa pistola, questa volta quattro, ha mietuto la seconda vittima davanti gli occhi del bambino. Nove e quattro fnno tredici, il caricatore della pistola ne veva solo 12, per cui, l’uomo, aveva anche ricaricato l’arma. Poi, è scappato mentre i carabinieri del comando di Frosinone iniziavano a battere il territorio per trovarlo, Sebastiano ha fatto tappa a Pignataro a casa del nuovo compagno della moglie, per altro molto amico del defunto marito. Lì lo avrebbe solo insultato e gli avrebbe dato le responsabilità di quanto accaduto, senza però aggredirlo. Poi ancora una tappa. Questa volta dal datore di lavoro del figlio morto, un autotrasportatore intimandogli di dare i soldi che doveva al figlio, direttamente al nipote. Poi, ultima tappa, al carcere di Cassino dove, ancora armato, ha bussato chiedendo di entrare e consegnadosi agli genti della penitenziaria, ha confessato i suoi omicidi. L’arresto, quindi è stato convalidato, ma l’avvocato sta valutando di chiedere la possibilità di chiedere un rito abbreviato e, probabilmente anche una perizia psichiatrica.
Ermanno Amedei